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Aggiornato: 1 giugno 2025


Sono avvertito di poterlo aspettare; e mi piace che sia il giorno dell'Ascensione; soggiunse, con un accento che andò come una pugnalata al cuore di donna Beatrice. Domani, intanto, vorrei pensare alle cose della terra, che sono pure a scarico della coscienza. Conte Fiesco, mio buon amico, vorrei per domattina un notaio.

Accolse egli a festa don Bartolomeo Colombo e il capitano Fiesco: udì la ragione della loro venuta, ascoltò attentamente il racconto che gli facevano, battè un pochino le labbra, e poi disse al Fiesco: L'arcivescovo di Toledo è un uomo virtuoso; fidate in lui, signor conte. Le parole di Vostra Eccellenza mi rassicurano; rispose il Fiesco.

Abbiamo accennato di Luigi XII, che aveva ripreso Genova, ribellata al suo alto dominio; e dobbiamo dir brevemente come fosse andata la ribellione. Al tumulto del luglio, ove il capitano Fiesco, andando a casa sua col miglior proposito del mondo, aveva fatto uno sproposito[tn362] madornale, altri n'erano seguiti, non più potuti sedare dal luogotenente Roccabertino, dal governatore di Ravenstein; i quali, lasciato Galeazzo di Salazar con un buon presidio nel Castelletto, dominante la citt

Quando il conte Fiesco entrò nella sala reale, don Ferdinando andava su e giù passeggiando, senza rumore, con le sue scarpe di velluto, foderate anch'esse di vaio. All'entrare del gentiluomo genovese si volse, fece un bel gesto, atteggiò le grosse labbra ad un sorriso, fermandosi su due piedi in mezzo alla stanza. Conte, diss'egli, bisogna dunque mandarvi a cercare?

E giunto così alla primavera del 1505, dopo aver scritto in quel modo che sappiamo al conte Fiesco, suo compagno di gloria, così scriveva desolato ad un altro amico, a Don Diego di Deza, fatto arbitro un istante, ma senza frutto, della sua querela col re.

Siamo in viaggio, signora; disse il Fiesco, a cui non era sfuggito l'atto della marchesa di Moya; e Vostra Mercede mi perdoner

Il capitano Fiesco era stato a sentire a capo chino, qua e l

L'epistolario di Cicerone. Chi dorme si svegli; gridò il capitano Fiesco, deponendo i suoi fogli, poichè aveva finito il capitolo. Siamo qui con gli occhi aperti e le orecchie tese; disse frate Alessandro. Continuate, signor conte, se le dame permettono che si abbia una volont

Questo importava poco, per allora, anche al capitano Fiesco. Egli capiva così ad occhio e croce che lo stato delle cose si mutava stranamente per tutti. Ma quei segnali di fiamma, quell'esercito di gentiluomini, quell'arrivo anticipato di donna Beatrice, quella sua stessa aria di trionfo, volevano una spiegazione. Dobbiamo custodire un segreto, e sia; diss'egli di rimando.

Il capitano Fiesco s'indugiava in queste celie, per non leggere il foglio che gli aveva consegnato il Passano. La lettera donde si aspetta una noia si dissigilla mal volentieri; si spera sempre in un accidente improvviso che possa dispensarcene. Ma l'accidente non ci fu, e messer Bartolomeo dovette rassegnarsi.

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