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Aggiornato: 1 giugno 2025
Che figura doveva essere in quella vece la sua, nel cospetto del signor di Vialata, che tanto si riprometteva da quell'alzata d'ingegno del giovane innamorato! Il capitano Fiesco aveva preveduto l'effetto del suo rifiuto sull'animo di Gian Aloise; a quella freddezza si era ben preparato.
Leggi; rispose il Fiesco, levando dal giustacuore la lettera che poche ore prima gli aveva consegnata Giovanni Passano. Poi, rivolgendosi al suo luogotenente, soggiunse: Caro mio, non ti maravigliare. Per mia moglie e per mia madre non posso avere segreti. Fior d'oro, intanto, aperto il foglio sotto gli occhi di madonna Bianchinetta, a mezza voce leggeva.
Due minuti dopo, era in giardino col vin di Cipro e il vassoio. Dategli da bere, Juana; disse il conte Fiesco alla moglie. Ma in verit
Parlava da onest'uomo, il Noguera. Ma il capitano Fiesco non riusciva a padroneggiarsi.
E Dio permette! mormorò il capitano Fiesco, che stava ritto, immobile a piè del letto, ascoltando e fremendo, e stringendosi i pugni alla gola per non dare in singhiozzi.
Ecco, vedete? è il primo raggio di sole che ci risplende, dopo tanti giorni di nuvole. Anche la primavera vuol mostrarsi, ora che voi ci arrivate. Ah, come siete stato buono a muovervi per me! Poteva dubitarne Vostra Eccellenza? rispose il capitano Fiesco. Lasciate i titoli; riprese Cristoforo Colombo. Non me li d
Ma ella volle che passasse prima Filippo; indi, tra gli applausi e le acclamazioni della folla, entrò nella sua lettiga, che tosto si mosse, per ricondurla al palazzo reale. La marchesa di Moya aveva trovato il tempo di consegnare un foglio al conte Fiesco.
Voi volete lodarmi, Giovanni, e, sia detto con vostra buona pace, proferite una sciocchezza insigne; sentenziò gravemente Bartolomeo Fiesco. Imparate, giovinotto di poche lettere, che lo scrittore italiano si guarda bene di scrivere come parla, avendo alto il rispetto delle vergini muse, dei lettori di buon giudizio, e di sè. Quando parla, apre la bocca, e d
Il colloquio era durato ancora, ma rotto, a pezzi e bocconi, non sapendo il Fiesco rassegnarsi ancora a finirlo e chiedendo sempre qualche cosa, il Ximenes strascicando le parole e mostrandogli di aver detto abbastanza. Ma quanti dubbi restavano nell'anima del povero capitano! E non gli si poteva almeno concedere di veder la sua donna?
Coraggio, mio figlio! gli disse. E perdonatemi! È avvenuto per colpa mia, tutto ciò. Porto sfortuna a chi mi vuol bene. Oh, non dite, mio signore, non dite! gridò il Fiesco, intenerito. Era il destino. Ma io mi ucciderò, se non la salvo. Un delitto! Non lo pensate neanche. Eh, io non sono un santo. Senza di lei, meglio l'inferno! E non l'ho io gi
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