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Frattanto, voleva pensare a lei; e per questo, se era venuto in troppa compagnia, intendeva di ritornare da solo. La cosa non doveva esser difficile, poichè il Passano restava a Genova, e messer Filippino, a Dio piacendo, trattenuto a consiglio in Vialata, non aveva pretesti per rifare il viaggio.

La veneranda signora seppe quel ch'era avvenuto in Vialata; molto sommariamente, per altro, non avendo creduto opportuno suo figlio di riferirle per filo e per segno i discorsi suoi coll'eccelso Gian Aloise, mentre amava piuttosto trattenersi su quelli della nobile Caterina del Carretto nei Fieschi. Quella era una donna che capiva le cose; ed egli, il capitano, avesse pure a soffrirne la dignit

Stette in Genova il re Luigi fino al 14 maggio, sfoggiatamente ricevuto e banchettato in Vialata dall'eccelso Gian Aloise Fiesco, reduce dal suo castello di Montobbio. gli mancò l'omaggio delle dame, nel convito offertogli da madonna Battistina vedova di Giovanni Ceba Grimaldi, la quale avea pure un suo parente nel novero dei proscritti. Ricevuto il giuramento di fedelt

Il consiglio era buono; e per seguirlo, messer Bartolomeo salì quel giorno l'ampia scaléa di Vialata. Trovò raccolti lassù tutti i Fieschi, come in un altro giorno solenne di tre mesi innanzi; ma più accigliati, più torbidi, più inveleniti che mai. Nondimeno, fecero il debito col parente, che ritornava di lontano; e Gian Aloise stette ad udire con molta attenzione le tristi nuove di Valladolid.

Sciolto l'assembramento, e chetate alla meglio le ire cittadine, venne la volta di una severa inchiesta. L'inchiesta, si sa, è sempre severa. Il capitano Fiesco, eroe della giornata, non aveva nulla da nascondere; narrò tutto per filo e per segno. dal suo racconto dissentì troppo quello che narrava il Ghiglione, mostrando il suo braccio affettato. Il naso rotto del Polceverasco era andato a farsi ristagnare il sangue alla fontana di Soziglia, fu il caso di chiamarlo in giudizio. Degli altri feriti la prudenza del luogotenente aveva anticipatamente sottratti a quel sommario processo i guasti e le querele. La giornata era tutta a vantaggio dei Fieschi; e i Fieschi, amici del governo di Francia, non si potevano trattar troppo male; tanto più ch'erano stati provocati. Anche l'eccelso Gian Aloise, avvertito in fretta dell'accaduto, era sceso dalla sua ròcca di Vialata con un drappello di cavalieri, e portava a palazzo il peso della sua autorit

Il palazzo di Gian Aloise Fiesco sorgeva sul colle di Carignano, accanto alla chiesa patronata che un cardinal Luca Fiesco, diacono di Santa Maria in Vialata a Roma, aveva ordinato nel 1336 fosse eretta in Genova col medesimo titolo; donde il nome di Vialata si stese a tutta quella parte della collina, corrompendosi poi nel dialettale "Viovâ" per rifarsi ancora italiano in "Violato" e dar occasione a qualche moderno di derivarlo "dalla copia delle viole che vi nascevano e soave fragranza diffondevano intorno". Chi sente l'arcana poesia dei fiori può anche contentarsi di questa etimologia, che ha dopo tutto il gran merito di suscitare graziosi pensieri.

Che figura doveva essere in quella vece la sua, nel cospetto del signor di Vialata, che tanto si riprometteva da quell'alzata d'ingegno del giovane innamorato! Il capitano Fiesco aveva preveduto l'effetto del suo rifiuto sull'animo di Gian Aloise; a quella freddezza si era ben preparato.

Il capo dei Fieschi, in persona, l'eccelso conte Gian Aloise, aveva lasciato Genova e la sua reggia di Vialata, per assistere alla cerimonia, per condurre egli stesso quella regina del nuovo Mondo all'altare. E bella come il sole, poichè non si poteva trovare un paragone più alto; e buona come il pan di Natale, e dotta come un libro stampato.

Descritta la forma esterna del palazzo di Vialata, sarebbe forse utile fare altrettanto per gli appartamenti e gli arredi. Ma noi abbiamo soltanto da accompagnarci Bartolomeo Fieschi, il quale non vorr