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Il fattore levò le bisacce di dosso alla cavalla, ne cavò fuori un pane, il fiasco con il vino e un microscopico pezzettino di cacio avvolto in un tovagliolo. Sedettero in terra e si misero a mangiare, mentre le bestie pascolavano lungo il ciglio della via.

Entrava Masi con le bisacce. Non state a incomodarvi, compare, ho portato un po' di salsiccia. E fattosi incontro al contadino, la cavava fuori dalle bisacce coi sedani, il pane, il fiasco e la ricotta: dava l'una al campiere, posava le altre cose sul deschetto. Oh, non c'era proprio bisogno.... basta, sempre compito don Castrenze!

LIMERNO. Ed anco li quattro fa parerti otto. Ma dimmi: soni tu d'altro instrumento che di fiasco? MERLINO. Ecco lo sacco. LIMERNO. Per la croce di Dio! tu déi essere un boia. MERLINO. Che voi dir boia? LIMERNO. Un mastro di giustizia, al quale si per sua mercede tre libre di piccioli e un sacco. MERLINO. Ma non gli dánno però la piva drento. LIMERNO. Tu dunque vi tieni drento la piva?

Il Birecchi interrogava collo sguardo i colleghi, la cui profonda compunzione mi diceva che essi meditavano qualche stratagemma per levarmi d'imbarazzo. Tutti mi confortavano di buone parole. Un gran fiasco di vino era comparso in sul banco dello speziale.

Parlò del successo dell'Assommoir. Disse che, mentre scriveva quel romanzo, era le mille miglia lontano dal prevedere il chiasso che fece. Era stato costretto a interromperlo per una malattia della sua signora; ci s'era poi rimesso di mala voglia; il cuore non gliene diceva bene. Di più, un amico di cui egli faceva gran conto, letto il manoscritto, gli aveva presagito un mezzo fiasco.

Il carceriere guardò in faccia all'altro con un'aria di attonita mentecattaggine, poi diede fuori in uno scroscio di riso sgangherato, come chi ne sente una grossa, ed esclamando, ! son che covanobagnatasi di nuovo la gola, porse il fiasco alla sentinella, dicendogli: Bacia, bacia questa reliquia, che, a quanto vedo, il cervello ti comincia a ballare la frullana, e così finirai di darvi volta.

La contessa Ginevra raddoppiò d'amore sopportando ammirabilmente le sciocche punture del conte, che incapace di sospettare la loro passione, e passato naturalmente al partito di Corte, si divertiva a canzonarli di quel fiasco. La sua scempiaggine cresciuta cogli anni e nella nuova vanit

PANFAGO. Avèrti che, subito che ritorno, ritrovi la tavola apparecchiata, ché io crepo dalla fame, e sovra tutto buona lacrima, ch'io ne diluviarò un fiasco ad un tratto, per capace e grande che sia, per lacrimar poi fino a notte.

Lalla era di gusto fine, delicato; aveva il temperamento e i nervi aristocratici; per ciò, la corruzione profonda, ma raffinata, del marchese di Vharè, si rivestiva agli occhi suoi di nuove attrattive al confronto delle marachelle democratiche e trivialucce dei giovani provinciali di Borghignano, le quali consistevano nell'andare a cena colle coriste e le ballerine sudice e sbilenche, nell'ubriacarsi rumorosamente col vino da fiasco o colla birra, nel rovinarsi, a poco a poco, ai tavolini delle trattorie e colle carte nostrane, senza il lusso e l'effetto drammatico di una bella catastrofe rumorosa.

E si dispersero, dopo aver rotto il fiasco e i bicchieri, gridando le ultime ingiurie di tra i pioppi.