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Aggiornato: 11 giugno 2025


Guido arrivato alla osteria della Ferrata ordinò gli sellassero subito il cavallo; la qual cosa essendo stata fatta secondo il suo desiderio, l'oste, che lo aveva osservato sottecchi con quei suoi occhi maligni, nel reggergli la staffa gli favellò: Oe, gentiluomo!

"Dove vuol andare?" mi domandò un impiegato della strada ferrata, vedendomi scendere. "A desinare," risposi. "Ma lei non va a Granata?" "A Granata." "Se è così, non ha tempo; il treno riparte subito." "Ma gli altri sono discesi." "Li vedr

La cassa dette un piccolo tonfo sonoro, poi venne a galleggiare a fior d'acqua, come se invocasse misericordia; ma il crudele padrone ve la rituffò colla punta ferrata dell'alpenstok e la spinse egli stesso verso il fondo. Un rantolo come di morte gli disse che l'acqua entrava nelle viscere dell'affogato che, gorgogliando, sparì.

La mattina che partii da Rotterdam, vidi nelle strade che attraversai per andare alla stazione della strada ferrata di Delft, uno spettacolo nuovo, tutto olandese: il ripulimento delle case, che si fa due volte la settimana, nelle prime ore della mattina. Tutte le serve della citt

Giunti al culmine della torre, Elisenda spinse una porta ferrata e grave che ricadde dietro i passi d'Estebano. Eccoli nell'oratorio. Il cero santo arde per la morte del nonno ed illumina solo il religioso recinto.

A ogni stazione della strada ferrata comprai un giornale; prima d'arrivare a met

Filippo Ferri è fatto così; tutto d'un pezzo. Sta sulla sua come un Artabano; ma nessuna sua parola offende. Pochi uomini sono cortesi quanto lui, nessuno più di lui; ma suol parare andando a fondo. Ha dolce il sorriso e fiero lo sguardo; solo a vederlo per istrada bisogna dire: ecco un uomo. Al tocco ero alla stazione della strada ferrata, distante un'ora da questo dolce paese.

Sui due marciapiedi della strada la gente era fitta come all'uscita d'un teatro, e non si vedevan crocchi, brigatelle, alcuno che gridasse e gesticolasse; andavan tutti in fretta e in silenzio, ciascuno approfittando d'ogni piccolo spiraglio che si facesse nella calca, per cacciarsi innanzi a chi lo precedeva; e urtandosi gli uni e gli altri, senza voltarsi. Nel mezzo della strada passava una fila lunghissima di grandi omnibus variopinti come carri da carnevale, con una specie di gradinata di sedili sul davanti, che si allarga di sotto in su, e porta così in aria la gente in forma di ventaglio, i più bassi quasi a terra, i più alti che arrivan col capo al primo piano delle case, e sporgono fuori come se fossero sospesi. Fra l'uno e l'altro omnibus, e dalle due parti, una confusione indescrivibile di carri, di carrozze, di cabs, di barrocci, di calessi, di carrette, di carrozzoni coperti d'annunzi, di trabicoli d'ogni forma, a tre, a cinque, fino a otto di fronte, i cavalli degli uni col muso contro la parte posteriore degli altri, i mozzi delle ruote che si toccano; e un continuo scansarsi a furia di serpeggiamenti, e un formarsi e disfarsi a stento di gruppi intricati di decine di veicoli da far temere ad ogni momento che scricchiolino e si spezzino tutti insieme come una sola gran macchina scomposta da un urto violento. Tra carro e carro, lungo i marciapiedi, facchini carichi, ragazzi con carrettine a mano, lunghe file di uomini con cartelloni d'annunzi appesi al collo, affaccendati a salvarsi la vita. A ogni cantonata, quel torrente immenso d'uomini e di cose trabocca in larghi canali, riceve affluenti, si spande e ristagna in piazze e cortili, filtra nei vicoli e nei chiassuoli in torti rigagnoli che si perdono fra le case. Mentre vado innanzi così, trascinato dalla corrente, sento un fischio acuto sopra il mio capo; alzo gli occhi e vedo passare un treno di strada ferrata sovra un alto ponte che accavalcia la strada. Quel treno è appena passato, odo un altro fischio da un'altra parte; e vedo trasvolare un altro treno sopra i comignoli delle case laterali. Nello stesso momento, dalla parte opposta, esce un nuvolo di fumo da una larga apertura della terra: è un terzo treno della strada ferrata sotterranea, che passando un istante all'aperto, fischia un saluto alla luce. Arrivo all'imboccatura di una larga strada: vedo in lontananza il Tamigi, i ponti; su quei ponti altri treni che si seguono e s'incontrano; sotto gli archi, battelli a vapore che passano inchinando i tubi come grandi alberi curvati dal vento, lunghe file di barconi, rimorchiati da piroscafi; sciami di zattere e di barchette; e lungo le spallette dei ponti processioni di gente che spariscono sulla riva opposta. Andando innanzi, altre strade di cui non si vede la fine, fiancheggiate da edifizii enormi, corse da altri torrenti di gente. E da per tutto un fracasso di ponti di ferro tremanti sotto il peso di lunghissimi treni, fischi, sbuffi di fumi, soffi affannosi sopra il mio capo, sotto i miei piedi, vicino e lontano, per terra, per aria e per acqua; una gara, una furia di cose che partono e di cose che arrivano, una continuit

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