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Incontravamo più sovente che nei giorni innanzi, armenti, cavalli, cammelli, brigatelle d'arabi. Lontano, dinanzi a noi, si stendeva una catena di monti d'un color cenerino delicatissimo, e a mezza distanza, fra i monti e la carovana, biancheggiavano due cube, la prima illuminata dal sole, la seconda, visibile appena.

Egli, che vi era passato molte volte nei giorni di festa, quando vanno e vengono tante famigliuole di operai e brigatelle di giovani e coppie d'innamorati e villeggianti e carrozze, quella sera, non vedendo anima viva, si sentiva prender dalla malinconia.

Era il penultimo giorno di carnevale; per le strade principali, verso sera, si vedeva un via vai di maschere, di carrozze, di brigatelle di giovani, di grosse famiglie con bambini, bambinaie, e ragazze da marito, a due a due; ma nessun strepito rincrescevole, squarciati canti di ubbriachi, serra serra importuni.

Sui due marciapiedi della strada la gente era fitta come all'uscita d'un teatro, e non si vedevan crocchi, brigatelle, alcuno che gridasse e gesticolasse; andavan tutti in fretta e in silenzio, ciascuno approfittando d'ogni piccolo spiraglio che si facesse nella calca, per cacciarsi innanzi a chi lo precedeva; e urtandosi gli uni e gli altri, senza voltarsi. Nel mezzo della strada passava una fila lunghissima di grandi omnibus variopinti come carri da carnevale, con una specie di gradinata di sedili sul davanti, che si allarga di sotto in su, e porta così in aria la gente in forma di ventaglio, i più bassi quasi a terra, i più alti che arrivan col capo al primo piano delle case, e sporgono fuori come se fossero sospesi. Fra l'uno e l'altro omnibus, e dalle due parti, una confusione indescrivibile di carri, di carrozze, di cabs, di barrocci, di calessi, di carrette, di carrozzoni coperti d'annunzi, di trabicoli d'ogni forma, a tre, a cinque, fino a otto di fronte, i cavalli degli uni col muso contro la parte posteriore degli altri, i mozzi delle ruote che si toccano; e un continuo scansarsi a furia di serpeggiamenti, e un formarsi e disfarsi a stento di gruppi intricati di decine di veicoli da far temere ad ogni momento che scricchiolino e si spezzino tutti insieme come una sola gran macchina scomposta da un urto violento. Tra carro e carro, lungo i marciapiedi, facchini carichi, ragazzi con carrettine a mano, lunghe file di uomini con cartelloni d'annunzi appesi al collo, affaccendati a salvarsi la vita. A ogni cantonata, quel torrente immenso d'uomini e di cose trabocca in larghi canali, riceve affluenti, si spande e ristagna in piazze e cortili, filtra nei vicoli e nei chiassuoli in torti rigagnoli che si perdono fra le case. Mentre vado innanzi così, trascinato dalla corrente, sento un fischio acuto sopra il mio capo; alzo gli occhi e vedo passare un treno di strada ferrata sovra un alto ponte che accavalcia la strada. Quel treno è appena passato, odo un altro fischio da un'altra parte; e vedo trasvolare un altro treno sopra i comignoli delle case laterali. Nello stesso momento, dalla parte opposta, esce un nuvolo di fumo da una larga apertura della terra: è un terzo treno della strada ferrata sotterranea, che passando un istante all'aperto, fischia un saluto alla luce. Arrivo all'imboccatura di una larga strada: vedo in lontananza il Tamigi, i ponti; su quei ponti altri treni che si seguono e s'incontrano; sotto gli archi, battelli a vapore che passano inchinando i tubi come grandi alberi curvati dal vento, lunghe file di barconi, rimorchiati da piroscafi; sciami di zattere e di barchette; e lungo le spallette dei ponti processioni di gente che spariscono sulla riva opposta. Andando innanzi, altre strade di cui non si vede la fine, fiancheggiate da edifizii enormi, corse da altri torrenti di gente. E da per tutto un fracasso di ponti di ferro tremanti sotto il peso di lunghissimi treni, fischi, sbuffi di fumi, soffi affannosi sopra il mio capo, sotto i miei piedi, vicino e lontano, per terra, per aria e per acqua; una gara, una furia di cose che partono e di cose che arrivano, una continuit

Sott'essi i porticati, che in Alba, come in quasi tutte le cittadette di quelle parti, sembrano essere stati fatti apposta per i signori; stavano i maggiorenti aspettando l'ora del desinare; altri in brigatelle allegre passeggiando, altri gomitoni sugli sporti delle officine a chiacchierarsela cogli artieri alla buona. L'aspetto della citt