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Aggiornato: 11 luglio 2025
Garibaldi non era uomo da stare ozioso; affidò a Camozzi, Commissario Regio per Bergamo, l'organizzazione militare; lasciò la compagnia del Fanti a proteggere Como, a reclutar volontari, a raccogliere armi, inviò con lo stesso ufficio la compagnia del Ferrari a Lecco; lodati come meritavano i suoi bravi cacciatori delle Alpi, e concessa loro per riposarsi tutta la giornata del 28, la mattina del 29, senza svelare ad alcuno il suo disegno, fece battere l'assemblea, e si pose in marcia, col resto della brigata, di molto assottigliata dai morti, dai feriti, dagli infermi e dai distaccati, per Olgiate e Varese.
Sei feriti nostri erano stati per breve sosta ricoverati in quella abitazione solitaria, per venir poscia trasferiti all'ospedale, quando con ferocia di jene sopraggiunse una compagnia di zuavi papalini. I poveri feriti nel loro stato d'impotenza dichiararono di costituirsi prigionieri e il vigliacco capitano degli zuavi rispose loro a suon di rivoltella.
Garibaldi era padrone del luogo più forte della provincia; ora Annibale era alle porte. Ma egli aveva ottenuto queste risultato, l'unico degno di nota in tutta quella campagna, avendo avuto 400 fra morti e feriti, e avendo perduto un tempo prezioso.
Si parlava di morti e feriti come se ci fosse stata una grande battaglia. Ho sentito cose da far venir su la pelle d'oca. Perchè avevano fatto la rivoluzione? Era la domanda che si facevano l'un l'altro di tanto in tanto. Non si stava forse bene? Non erano che i lazzaroni che si lamentavano. La gente che lavora non ha tempo di pensare a tante storie.
Dopo i fuggiaschi paesani, arrivavano i piemontesi e gli alemanni, feriti due giorni innanzi dalle parti di Loano; e il popolo traeva fuori le mura del borgo ad incontrarli, recando pannolini, ristori, con quel pronto animo che in esso non muore mai.
Ma più sul tardi furono viste altre schiere, venire innanzi spingendo sui muli, sulle barelle, una moltitudine di feriti; e a mirare come erano scomposte, e come correvano ora alla sfilata, ora affollandosi, si capiva che tornavano dalla battaglia seguita il mattino verso Settepani.
I disordini di Primarole e di Casalbara! Anche a Milano non si parlava d'altro. Due morti! Parecchi feriti!... Il duca Giovanni, il presidente della Cisalpina, il solo gentiluomo fra tanti imbroglioni, preso a sassate, scampato a stento dalla marmaglia furibonda! Ecco le colpevoli catastrofi che preparano, che affrettano la rivoluzione sociale!... E chi meno ne ha colpa, paga per tutti!
Don Marco si accostò senza tema a quei cavalieri; e da uno di essi si fece dire qual fosse il capo. «Siete il curato di questo borgo? chiese questi con brusca maniera, vedendosi il prete dinanzi colle due donne. «Io no rispose don Marco sono un prete di C... e venni ieri con quel giovane medico che serve i vostri feriti.
Tra i primi feriti vi fu il capitano Giulio Bolis del battaglione Antongini, colpito mortalmente in pieno petto. Mentre i suoi amici lo trasportavano in Mentana, Garibaldi chiese chi egli fosse. All'annuncio: È il conte Bolis di Lugo esclamò, battendosi la fronte: Povero Giulio!
Camminavamo trascinandoci, sanguinanti l'orecchie, come cani feriti a morte che si dissetassero a pozzanghere putride, fiorite gi
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