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Aggiornato: 11 luglio 2025
«Abbiamo avuto trentasette morti e cinquantatre feriti; tutti gli ufficiali sono feriti. Io non darei il mio nome di legionario italiano per tutto il globo in oro». Il vostro G. Garibaldi. Ed ecco il
Ella aveva negli occhi il silenzio umido e attento delle rade violette e solitarie che i velieri feriti, cacciati dalla tempesta, scoprono per miracolo, le sere di bonaccia, dietro qualche promontorio, lungo coste maledette!....
E il barone giaceva in casa a Don Marco, il quale nell'ufficio pietoso di quella mattinata, s'era imbattuto in lui fra i feriti. Pensando al gran bene che avrebbe potuto fare, avendolo in casa; il buon prete gli aveva profferta l'ospitalit
In S. Antonio (America) eran pur italiani che pugnavano contra soldati del despotismo! e molti e moltissimi furono i feriti! L
«Soddisfatto il bisogno il più sentito, quello della sete, riprendemmo la ritirata verso il Salto. A poca distanza dal paese incontrammo il bravo Anzani, tenente colonnello Comandante la legione italiana, che ci era venuto incontro per abbracciarci. «Gli abitanti del paese presero amorevole cura dei nostri feriti.
Esposti a grave pericolo e feriti il generale Bartolomeo Galletti; Nino Bixio, che, uccisogli sotto il cavallo, si spinse fino a salire su un balcone del primo piano rimanendo gravemente ferito. Ebbero pure ferite mortali Francesco Daverio, Capo dello Stato Maggiore della Legione, il Colonnello Pulini primo aiutante di Campo di Garibaldi e tanti e tanti altri.
Che i tumulti, avvenuti in varie parti del Regno, che si estesero a Piacenza e Pavia, agitarono profondamente la classe operaia in Milano, e nelle ore pomeridiane del 6 scorso maggio un fatto, che in altre circostanze sarebbe rimasto inavvertito, quale fu l'arresto di un operaio spacciatore di manifesti sovversivi, determinò i primi tumulti a Ponte Seveso e più tardi in via Napo Torriani, durante i quali vi furono morti e feriti.
In tutti i corpi Romani che presero parte ai combattimenti del 3 giugno grande fu il numero degli ufficiali che morirono o rimasero feriti, perchè negli attacchi alla bajonetta primi col loro esempio incitavano i giovani soldati della Repubblica al sacrifizio della propria persona.
Molti i feriti da questo continuo grandinare di palle; fra i morti ricordansi il Lenzi tenente, Tavolacci, Marucci, Fedeli, pure tenenti, e il capitano Minuto.
Tutte le riserve erano state impegnate. Il Duca di Savoia, dopo avere avuto feriti a morte tre cavalli, appiedato, mantenevasi alla testa degli avanzi dei suoi battaglioni con singolare intrepidezza. Ma l'eroismo non poteva più rimettere le sorti della giornata.
Parola Del Giorno
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