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«Oggi doveva essere coronato doge.» «Così ho sempre creduto.» «Ma la funzione è protratta.... e noi ci si manda a Malamocco.» «Qui ci covan sotto altro che favole.» «Avete sentitoentrava subito a dire il caposquadra, per dare una svolta a quei discorsi; «non ci rimane che un'ora di tempo, e dovremo aver levate le

Se ci fossero pervenute tutte le scolie dei grammatici, possederemmo forse oggi indiscrezioni, notizie, favole, intorno agli antichi autori, da farci vedere che il pettegolezzo dei critici non è poi cosa tutta moderna. I pochi documenti che ci rimangono autorizzano questa supposizione.

Questi, se negl'intelletti universalmente del vulgo divenissero, in poco tempo ne seguirebbe che sarebbon pregiati meno che non è il sole, o che i ragionamenti meccanici e le favole delle femminelle.

Per esempro di variati colori della sopra detta fiera qui di coloro che meglio tessendo colorano, a comparazione si ragiona, tra' quali d'alcuna donna delle parti di Libia, nominata Aragnia, così si conchiude, la quale, secondo le favole d'Ovidio, si anticamente sue tele maravigliosamente sanza arte tesseva che con alcuna idea di sapienza, nominata Pallas, alcuna volta a provare si produsse, con la quale finalmente cotal prova perdette, per la quale arroganza la detta idea un ragnatelo diventare la fece, dalla quale poi tutti gli altri così nominati discesoro.

Tra le malizie gesuitiche dei tonsurati vi è pur quella di fingersi protettori delle belle arti e così hanno fatto che i maggiori ingegni d'Italia prendessero a soggetto dei loro capolavori le favole pretesche, consacrandole per tal guisa al rispetto ed all'ammirazione delle moltitudini.

«Oh!... e come si possono sapere codeste cose? chiese Margherita, che sempre aveva preso diletto a farsi narrare favole e leggende. «Dai libri, rispose il padre Anacleto; ma sono libri latini, che non tutti li sanno leggere...» «Ci racconti qualcosa lei, ci racconti...» entrò a dire damigella Maria. «, padre, racconti: incalzava Margherita.

Di questi cotali, non è dubbio, giá assai, dalla novitá delle favole mossi, divennero investigatori della veritá e domestici della filosofia, del cui nome altra volta aveano avuto paura. In questi cotali adunque non furono dannosi i poeti, disutile il modo del loro trattare, il qual per certo, a chi non lo intende, non può dare altro piacere che faccia il suono della cetera all'asino.

I loro ritrovi, liberi di ogni estraneo ritegno, presero una intonazione assai più ardente. Quando Rosilde arrivava per sentieri remoti e veniva a sedersi presso di lui, spesso chinava il bel capo sulle sue ginocchia e passavano delle ore in silenzio, oppure ella narrava del teatro, gli raccontava le favole da lei eseguite. Una fra l'altre aveva la preferenza.

Caos. D'errori, sogni, favole, chimere, fantasme, larve un pieno laberinto, ch'un popol infinito, a larghe schiere, assorbe ognora, tien prigione e vinto, voglio sculpir non ne l'antiche cere, non ne le nove carte; anzi depinto di lagrime, sudor, di sangue schietto avrollo in fronte sempre o 'n mezzo 'l petto.

Talora non voleva leggere, udir leggere, non voleva correre, star quieto, guidare il suo cavallo ch'era Nicla, ascoltar le favole che lo avevano sempre dilettato. E un giorno Nicla scattò: Che vuoi tu? Che vuoi tu, brutto ragazzo? che possiamo fare per te? Andremo a prenderti il sole e la luna e tutti i pesci d'argento che sono nel lago?