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Non da l'Inachia stirpe, o d'alcun mai Ceppo mortal, così l'Eroe riprese, Ma da natura, immortal germe, io nacqui Una a le cose, e da la luce ho il nome. Dir giusti sensi, o tacer dee chi dritto Co'l pensier mira; e, chiaramente espresso, Torna più grato, e pregio doppio ha il vero. Però di studïose ombre e d'enimmi Non cingerò il mio dir, chè maestro Di misteri son io, a disdegnosa Anima, che a sdegnosa alma favelli, Dubbio o coverto il ragionar si addice. Nuovi non gi

POPPEA Deh! soffri, che, s'io pure a' tuoi piedi ora non spiro,... l'ultimo addio ti doni... NER. Oh! che favelli? Deh! sorgi. Io mai lasciarti?... POPPEA A te che giova meco infingerti? Appien fors'io non veggo, signor, che tu, sol per calmar miei spirti, or di celarmi il tuo timor ti sforzi? Non leggo io tutti i tuoi piú interni affetti nel volto amato? occhio di donna amante, sagace vede.

E lei non tacer mai, dove che ella si favelli, o in pubblico o in occulto, o in un luogo o in un altro; lei non dormir mai, e volar la notte per lo mezzo del cielo o per l'ombra della terra: non credo altro intendere si debbia se non il suo continuo andamento di questo in quello e, per li suoi rapportamenti vari e molti, metter tremore ne' popoli, e per conseguente fare guardar le terre e alle porti e sopra le torri fare stare le guardie e gli speculatori.

Poi comincio`: <<Tu vuo' ch'io rinovelli disperato dolor che 'l cor mi preme gia` pur pensando, pria ch'io ne favelli. Ma se le mie parole esser dien seme che frutti infamia al traditor ch'i' rodo, parlar e lagrimar vedrai insieme. Io non so chi tu se' ne' per che modo venuto se' qua giu`; ma fiorentino mi sembri veramente quand'io t'odo.

«Tu favelli le parole del savio, Conte Giordano: così tu avessi favellato sempre! Omar, Hussein, Sorakaappellava Jussuff rivolto allo squadrone: i chiamati uscirono di fila, ed egli comandò loro: «per la fede che vi tiene soggetti a me vostro Amira v'impongo, che se questo Cavaliere mi ammazzer

Veramente io non so quali parole il buon sangue ne 'l capo mi favelli volgendo sue misteriose ambagi; ma ben io so che mai gighe o viuole ornaron di più vaghi ritornelli serenate d'amor sotto i palagi. Canta, o buon sangue! Ed i pensier malvagi, tutti, qual vin, da l'anima discaccia. Nel mezzo del mio cor ride una faccia, guardando la vendemmia allegra e sana.

E quantunque questo guiderdone, il quale ella promette, alcuna cosa non monti alla salute di Virgilio, pur si dee credere piacergli; e questo è, percioché s'egli gli è a grado che la fama di lui tra gli uomini favelli, quanto maggiormente si dee credere essergli caro che una cosí fatta donna nel cospetto di Dio il commendi e lodisi di lui?