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Aggiornato: 3 maggio 2025
Conte Giordano d'Angalone, non ti guardare da me nè dai miei; noi torniamo amici, finchè il Re ha nemici.» «Come vi piace, Jussuff.»
Jussuff giunto allato di Manfredi si prostrò, secondo il costume degli Orientali, toccando con la barba la polvere, e lamentandosi in suono di pianto diceva: «Deh! fammi degno, o Signore, d'essere da te calpestato; tanto cadde basso l'anima mia, che porta invidia alla morte della cosa strisciante!»
Manfredi ascoltava per via, come sparsa fama tra i Saraceni del rifiuto ch'ei aveva fatto allo Amira di concedergli campo contro Angalone, abbandonassero i posti, e si riducessero nei quartieri a piangere sul corpo di Jussuff, quasi che fosse sepolto; come i nemici prevalendosi della occasione scalassero le mura, e se ne fossero impadroniti: si turbava, non si avviliva per questo, e affrettandosi alla fazione passava sotto i quartieri dei Saraceni, e chiamava: «Jussuff!
«Rimetti, Amira, nel tuo Re la querela; te ne prega Manfredi.» «Io l'ho rimessa al taglio della mia scimitarra:» e la trasse luccicante dal fodero mettendola sotto gli occhi di Manfredi «chiedigli ch'ei te la ceda; se ti risponde, è tua.» «Jussuff, noi lo vogliamo.» «Lo vuoi?
«Tu ci hai perduto una terra bene afforzata, e bella; ora ne vorresti perdere l'amico. Sappi, Jussuff, che senza sgridarti con la più leggiera rampogna, noi potremmo perdere tre, dieci citt
Fra tanto scompiglio il nobile Manfredi montato sopra un generoso cavallo di battaglia, ch'egli aveva tolto a malgrado che l'Amira Jussuff gli avesse fatto osservare essere balzano dal piè sinistro di dietro, e però di tristissimo augurio, procedeva arditamente, affidato all'istinto e al vigore dell'animale; questi, quasi volesse giustificare la fiducia che in lui riponeva il cavaliere, lo portava sicuro con maravigliosa celerit
Per altra parte il Conte Giordano, atteggiato ad ossequio, preso la mano di Manfredi, e accostandosela alla bocca la baciava sospirando: «O mio buon Re!...» «Io ti ho tradito,» riprendeva Jussuff «come Iscariotto tradiva il figlio di Maria, nè il mio supplizio sar
Jussuff!» «Che domanda il Muleasso dalla bestia che parla?» risponde l'Amira, comparendo alla terrazza con volto disfatto. «Non te lo aveva predetto? i nemici per te sono dentro le mura, esci alla riscossa....» «Come posso fare se non ho spada?» «Io ti darò la mia.» «E il braccio chi me lo dar
Arrivati che furono presso al luogo dove si celava Manfredi: «Messer Conte,» domandò l'Amira a Giordano «guarda un po' in cortesia se il terreno parti piano a bastanza per potervi combattere.» «Jussuff, e' par fatto a posta; nondimeno ti prego, aspetta che aggiorni.»
Giungevano alle ultime piante della foresta; videro una grossa squadra di Saraceni che portando moltissimi arbusti di pino accesi spandevano quel chiarore: guardarono più attenti, e riconobbero l'Amira Sidi Jussuff, e il Conte Giordano d'Angalone, che, montati sopra corsieri di battaglia, s'inoltravano abbattuti, senza dirsi parola.
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