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Aggiornato: 29 giugno 2025
Il principe, ostentando fermezza, riprese: In quanto a pensarvi andate franco, chè io vi ho pensato delle volte più di mille: rispetto poi alle prime mosse, io vo' che sappiate non essere mica questo il primo palio che corro. Lo credo senza giuramento: e allora fatevi qua, e ragioniamo di proposito.
TRASILOGO.... Se non spianarò questa casa dal basso suolo, non vo' portar piú spada a lato. Onde spero per tale essempio agli occhi di ciascheduno che non aran piú ardimento d'offendermi.... SQUADRA. Benissimo! TRASILOGO.... Orsú, fatevi inanzi, soldati! olá, Pelabarba, Cacciadiavoli, Rompicollo, Spezzacatene.... SQUADRA. Tutti siam qui apparecchiati.
Quando ebbe tutto allestito per la medicatura, sedette alla tavola, si trasse davanti il calamaio e il registro, sbadigliò ancora una volta e accese un'altra lampadina, per vederci meglio. Dunque? disse, voltandosi Voialtri, fatevi avanti. Due guardie di pubblica sicurezza uscirono dalla penombra e si posero di faccia al medico. Il brigadiere salutò militarmente. Il fatto? disse il dottore.
Cesare il quale, credendo che non vi fossero più Romani, avea cancellato il nome della repubblica, quando si avvide, al lampo di una daga, che v'era ancora un Romano, si avvolse nel manto, piegò la testa davanti ai fati, e morì in silenzio. Per l'onore del nome che portate, fatevi imitatore di Cesare.
Polo infatti trasse dal pastrano il manoscritto e glielo sporse. Il dottore lo guardò e tutto premuroso andò a riporlo in un armadietto. Addio, dunque, maestro. Addio, Polo mio, fatevi onore... ma serbatevi alle speranze della valle! Addio, maestro, addio! Spalancò l'uscio e, quasi fuggisse, s'allontanò.
Voi arrivate di provincia con la rudezza tenace della bramosia, naturale agli uomini che ignorano il mondo reale. Il successo che si viola è sempre un successo deflorato, e perciò sospetto. Fatevi attenzione. Voi appartenete oso sperarlo ancora ad un partito geloso, sospettoso, circondato da trappole, il quale vuole restare incontaminato per quanto lo può.
PANURGO. Che dunque vorresti, ch'io non fusse niuno? NARTICOFORO. Anzi, che non foste ad un tratto tre. PANURGO. Orsú, fatevi tre pezzi di me, e ognuno si pigli la parte sua. PELAMATTI. Tanto sará l'andar cercando questi per Napoli? FACIO. «Come Maria per Ravenna». Ma tu chi miri? PELAMATTI. Facio, colui che ragiona con quei vecchi, mi par colui che mi tolse le vesti.
CAPITANO. Bestie indiscrete, fatevi adietro, ché quelli han fatto bene a morire perché sono usciti d'impaccio; ma voi ponetevi i stivali, pigliate i cavalli da posta per andar all'altro mondo! Olá olá, fermatevi! ERASTO. Non è niuno, non dubitate.
CURZIO. Che domino poteva far costui? RUFINO. Fatevi conto ch'el dove a merendare. CURZIO. Fa' che tu gne llo ricordi la prima volta ch'erra, se tu me vòi esser amico. TRAPPOLINO. Buon dí. Entrate. CURZIO. Non curar, giotton, forfantello! MALFATTO. Vedi mò che non ho voluto fare a modo del patrone, che li venga el cancaro a lui e a chi lo vede adesso!
Fatevi compagni dell'angiolo e l'angiolo vi far
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