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In questo pacifico ed ameno soggiorno Esmeralda, divenuta col progresso del tempo bellissima, aveva appreso tutte le cognizioni di cui gi

Se invece di Esmeralda e di Selvaggio, i quali soli udirono, vi fossero state altre persone, madama Guglielmi avrebbe ricuperato il suo palazzo, le sue gioie, Rosina sarebbe stata reintegrata nella sua fama presso i suoi concittadini, e la infelice e sensibile Angiolina avrebbe avuto il patrimonio del suo vero padre; ma sventuratamente non fu così.

Non potei trattenere lo sdegno: snudai la spada sino alla fine del fodero, ma in quell'istante dieci pugnali scintillarono ai miei occhi; io mi giudicai perduto. Esmeralda trasse il suo, e fu per vibrarlo nel petto di quello dei bevitori che mi stava più vicino. «Ah! esclamò costui, quando minacci è un'altra cosa.

La mattina stessa in cui abbiamo veduto tanto in angosce Rosina ed Alfredo, in dolori Esmeralda, in trame più cupe il Caprone, cioè il cospiratore Giovanni, molto sul tardi fu sentito dare un buffetto all'uscio dell'appartamento segreto di madama Guglielmi: e sembra che quel modo di picchiare fosse conosciuto dalla signora, la quale fece un atto d'impazienza nel sentirlo; poichè quella visita non era aspettata e nemmeno gradita, distraendo la signora da una interessante lettura.

Esmeralda? grida il giovane capo. Nessuno risponde. Alfredo? esclama allora impaziente. Nessuno risponde. Rosina? grida più vivamente ed appassionatamente il capo. Nessuno risponde. Un personaggio però inaspettato, che produsse un misterioso terrore su quella fanatica assemblea, si presentò sulla porta. Prologo Pag 7

Si avvicina mezzanotte. Giovanni, ignaro di quanto era successo alla sorella e ad Alfredo, ai due subalterni Cacanastri e Topo, fino dal mezzodì se ne stava intanato nella sala delle catacombe ricevendo ad uno ad uno i più diligenti fra i congiurati: aveva con loro svolto varie carte, ammonendoli a star saldi nella decisione che erano per prendere nella futura notte. Giovanni fidava nel grande ascendente che aveva su Rosina, sopra Alfredo, sulla entusiasta Esmeralda, per esser sicuro che eglino non avrebbero mancato di intervenire alla notturna assemblea; e gi

Umana giustizia! aveva esclamato fra il buon frate, umana giustizia! fallace come tutto ciò ch'è terreno. Nel dolore della perdita di Esmeralda e di Rosina, il buon padre appena potea sentir la gioia di veder in salvo Alfredo. Quel degno uomo si rimproverava di esser causa della sventura delle due giovani che col miglior animo del mondo aveva creduto porre in salvo.

Sciagurato!! tacete: non siete degno di lei; nobile superbo, voi ignorate i costumi della plebe e li qualificate per turpi. Disingannatevi. Esmeralda, giovane ingenua, sventurata, senza direzione, senza scuola di mondo, ama ed amò come una selvaggia nel mezzo ai deserti. Il canto, la musica, il disegno, le scienze che possiede gliele appresi io; io le feci da padre, madre, fratello e maestro: ma io, continuò più vivamente, non volli toglierla alla semplicit

Padre Gonsalvo, che da prima voleva fare di Esmeralda un semplice mezzo di salvezza, non tosto si avvide che quella sventurata creatura era figlia di altra non meno infelice ed amabile donna, fermò in pensiero di liberare essa pure; ed il cielo lo aiutò col prodigioso ed istantaneo smarrimento della ragione della giovinetta americana.

Il giorno dopo l'improvvisa recezione di Esmeralda, madre Domitilla, parlando confidenzialmente a suor Dorotea in un'ora dopo il refettorio, le aveva detto: Ma che ne dite, suor Dorotea, della apparizione di quella specie di energumena? Oh! rispose la camarlinga, io non ne so nulla; tocca a voi, siete priora e basta, io non posso aprir bocca su certi argomenti. Ma pure....