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Aggiornato: 9 giugno 2025
Gli uomini delle tre righe erano disposti l'uno dietro all'altro alla distanza di un passo. Gli esercizi erano comandati alla voce o con il tocco del tamburo, e si dovevano eseguire all'ultima parola del comando che il campione doveva pronunciare breve e forte, oppure al termine del tocco seguendo l'esempio dei sottufficiali o dei campioni medesimi. Gli esercizi del reggimento erano preceduti dal riconoscimento, o formazione delle unit
«Il capitanio di Verona (Alvise Mocenigo) come pure il tenente generale Salimbeni così diceva una relazione del Savio al Doge si mostrano molto soddisfatti dei progressi della guarnigione nei campali esercizî, ad onta del tempo non lungo scorso dalla prima raccolta delle cernide e di qualche rèmora nelle successive. Nè per essere di gi
Un largo gambale che caschi su le caviglie in pieghe uniformi; un collo del piede alto e comodo, punta piatta e forte sì che all'occasione possa usarsi in certi esercizî.
E studiava le parole da dirsi; quando quel dolce lavoro della mente, le fu turbato da uno spettacolo non veduto altra volta. Pei campi e pei prati a sinistra della via, giostravano gli Alemanni, passati a D..., mesi prima; quegli Alemanni odiati tanto da suo figlio; e nei loro esercizi parevano governati da voci strane, alte, rabbiose; da squilli di trombe, da rumor di tamburi.
Che avvenne di Murat? Oh, egli è laggiù in Italia, ancora Re! Con un bastimento che navighi due o tre giorni si può dargli la mano. «Pazienza!» dice l'italiano. «Viva l'Imperatore» grida il francese. «Ancora niente è perduto,» dice il polacco. Qualche volta si fanno esercizi; l'Imperatore non ha disimparato il mestiere.
Ora abbiamo dei volontarî di un anno di fanteria e di cavalleria. Faccia piacere! sclamò la Giannella. Ma come, non lo sa? Tutti gli Italiani devon esser soldati, d'ora innanzi, appena usciti dalle braccia della balia. È possibile? ripetè la Giannella. Così è; il nostro Governo vuole che tutti gli Italiani imparino gli esercizi dal giorno che sanno reggersi in piedi.
Il maggiore Paxis de Pakos guarda anche lui i buffi esercizi del suo collega e quando questo si è rimesso sul capo il pentolino celeste grondante, frena a mala pena una risata. Tutti i soldati urlano: «Austria caput, Austria caput! Austria caput!»
Le tendenze difensive diffuse nell'arma di cavalleria a motivo della importanza crescente del combattimento a fuoco avevano accentuato nella pratica degli esercizi l'impiego delle colonne vuote di dentro e dei quadrati.
No, disse Aminta, ma Ella ha qui il suo cavallo. Il conte Gino sorrise, e solamente le buone creanze lo trattennero dal fare una matta risata. La risposta del signor Aminta gli richiamava alla mente gli esercizi del tedesco, insegnati col metodo dell'Ollendorf. «Avete voi veduto il mio caro zio? No, ma io ho trovato il vostro buon temperino.» Che c'entra il cavallo? domandò egli allora.
Alzandosi dal pianoforte aveva preso in mano gli esercizi di Kramer che stavano sul leggìo, e continuava a sfogliarli, ed a protendere il capo per leggere a quando a quando una nota in una pagina socchiusa, come se quella fosse l'argomento dei nostri discorsi.
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