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Aggiornato: 13 giugno 2025
«Eurialo, Turno e Niso di ferute». Eurialo e Niso furono due giovani troiani, li quali in Italia aveano seguito Enea.
E dice qui Enea esser padre di Roma e dello 'mperio, percioché quegli che di lui nacquero per sedici re, infino a Numitore, che fu l'ultimo della schiatta d'Enea, regnarono in Alba per ispazio di quattrocento ventiquattro anni.
Si può assistere al teatro Emiliani anche alla Medea in dialetto romanesco, od a Didone abbandonata, in cui Enea, come fondatore favoloso di Roma, lusinga il popolo coi ricordi eroici. Di ciò basti, ma perchè il lettore possa farsi un'idea del dialetto trasteverino, do qui il principio del cartellone del teatro: TEATRO EMILIANI in Piazza Navona
Nell'atto che Missori ebbe ferito il cavallo nel collo, e proprio nel momento del primo attacco generale della linea nemica, esclamò: Come si battono bene i nostri volontari! E ritirandosi impartì l'ordine ad Enea Crivelli, che il battaglione Torri-Tarelli occupasse Mentana, dove gi
Per la qual cosa ella il cognominò Silvio; e Postumo fu chiamato, percioché dopo la umazione del padre, cioè poi che 'l padre fu messo sotterra, era nato: e cosí si chiamano tutti quelli che dopo la morte de' padri loro nascono. «Andò, e fu sensibilmente»: volendo per questo s'intenda Enea, non per visione o per contemplazione essere andato in inferno, ma col vero corpo sensibilmente.
Con li quali conforti, e altri molti a questi simiglianti, nel quarto dell'Eneida mostra Virgilio essersi Didone ingegnata di ritenere Enea e dalla gloriosa impresa rivolgerlo, come giá assai dal buon principio hanno rivolti al doloroso fine d'eterna perdizione.
Il funerale fu fatto e pomposo: la donna ebbe sepoltura in chiesa con lapide di marmo bianco, ed epitaffio a lettere di oro, e il Presidente fu dichiarato insignis pietatis vir, nè più nè meno dello antico Enea.
Cola` diritto, sovra 'l verde smalto, mi fuor mostrati li spiriti magni, che del vedere in me stesso m'essalto. I' vidi Eletra con molti compagni, tra quai conobbi Ettor ed Enea, Cesare armato con li occhi grifagni. Vidi Cammilla e la Pantasilea; da l'altra parte, vidi 'l re Latino che con Lavina sua figlia sedea.
La peste a lei! Come c'entra questa vedova? La vedova Didone! E così? Se egli avesse anche detto il "Vedovo Enea", Signore Iddio, come ve la prendete, per questo! Vedova Didone, avete detto? Ora mi ci fate pensare: ella era di Cartagine, non di Tunisi. Questa Tunisi, o signore, era un tempo Cartagine. Cartagine! Ve lo assicuro: Cartagine. La sua parola val più di un'arpa miracolosa.
«Me degno a ciò». Quasi voglia dire: perché io non sia Enea né san Paolo, io potrei per alcun altro gran merito credere d'esser degno di venirvi, ma io non so; e, per questo, d'esser di venir degno «né io né altri il crede».
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