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Aggiornato: 9 giugno 2025


Guardie! soldati! gridava tutta voce il disperato principe, percorrendo le sale del palazzo non vi è dunque fra voi un uomo di cuore che mi salvi da tanta vergogna?... Il re dei Citrulli si avanza... non udite quelle voci di scherno? Che tardate? Sguainate le spade! Eccovi il naso ignudo!... ferite!... tagliate questo oggetto di scandalo e di abbominio... Tagliate, vi dico, o che io...

Signor Novelli, proseguì, rivolgendosi al padre Agapito; eccovi i miei padrini: il signor Giorgio Verna e il signor Nello Altoviti. Così dicendo, additava il padre Anselmo e il padre Bonaventura. Il padre Agapito s'inchinò. E rivolgendosi ai due che gli erano stati indicati, disse loro: Favoriscano intendersi coi miei padrini: il signor Pellegrino della Rosa e il signor Ariodante Soresi.

Il Torre Vivaldi approfittò di quella sosta per licenziare il fabbro ferraio. Quanto volete per la vostra fatica? La sua buona grazia, illustrissimo. Eccovi cinque lire, andate. L'artigiano fece un profondo inchino, e se ne andò.

39 Conobbe i cavallier, come essi lui, Guidon, che fu con lor pochi inanzi; ed a Rinaldo disse: Eccovi dui a cui van pochi di valore inanzi; e se per Carlo ne verran con nui, non ne staranno i Saracini inanzi. Rinaldo di Guidon conferma il detto, che l'uno e l'altro era guerrier perfetto.

Intanto il Guercio aveva saltato le panche, ed era venuto di costa al Garasso, che lo aspettava. Oh, eccovi qui, buona lana! disse il Bello. Presente! rispose l'altro. Volete che andiamo a bagnarci il becco? S'intende. Ho da parlarvi a lungo. E anch'io, perdinci! Che ve ne pare? disse il Bello. Andiamo dalla Piccina? Laggiù ci si sta come papi. No, non ho tempo da perdere.

LIDIA. Eccovi la mia fede. AMASIO. Vita dell'anima mia, la fede senza il bacio non val nulla. LIDIA. Questo è stato soverchio; orsú, tiratevi indietro, ché è mal cosa star l'esca appresso al foco. Dove mi spengete? di grazia, non fate oltraggio all'onor mio. AMASIO. Non sète voi mia moglie? non posso far di voi quel che mi piace?

Per essi tratterebbe con asprezza un amico?... Si pentì di quella involontaria collera; le gentilezze, le prove di amicizia ricevute dal barone, le strette relazioni avute sempre con lui gli tornarono in un istante alla memoria; sicchè gli strinse fortemente la mano sorridendo. Eccovi dunque pacificato, caro conte, disse allora sorridendo pure il barone, contentissimo di quel cangiamento.

Eccovi la mia carta di visita... Oh! la smemorata...! Cercava la mia carta nelle tasche del vostro soprabito... Ebbene: io mi chiamo Anna Maria contessa di Karolystria. Il visconte diede un balzo che proiettò sulla contessa una mitragliata di foglie. Avete pratica della cittadella di Borgoflores? domandò egli con qualche ansiet

Nel primo sbalordimento, Maria era per chiamare aiuto; ma l'individuo si era tolta la maschera e mostrava un viso così gentile, animato dal fulgore di due occhi nerissimi e da un sorriso così incantevole, che la giovine si affrettò a chiudere l'uscio e mettervi il catenaccio. Eccovi al sicuro disse quindi colla sua voce fresca, armoniosa ma non posso gi

"Entrate, qui nulla manca. Eccovi prosciutto, ricotta, pane ed una foglietta proprio d'Orvieto". Specie di misura romana. "Mangiate, bevete ch'io vi guarderò le spalle da quei malandrini di Roma. Accidenti a quanti sono!". Accidenti, come gi

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