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La fanciulla scrisse alla badessa, e partì la sera del giorno seguente. Dupont la vide partire con rammarico; ma il conte cercò incoraggiarlo colla speranza che col tempo essa gli sarebbe stata più favorevole.

La settimana seguente, tutti gli ospiti del conte partirono, eccettuato il barone, suo figlio ed Emilia. Quest'ultima ebbe l'imbarazzo di un'altra visita del signor Dupont, che la fece risolvere a tornar subito al convento. La gioia manifestata da quell'uomo appassionato nel rivederla, la persuase come non avesse rinunziato alla speranza di farla sua, Emilia però fu seco lui molto riservata.

Si sforzò di persuadersi che non doveva negargliela; ma provava nondimeno qualche imbarazzo pensando ch'era in casa del conte, il quale avrebbe potuto offendersi del ritorno di Valancourt; finì ad acconsentirvi a patto che non avrebbe considerato il conte come nemico, Dupont come rivale; allora egli partì talmente consolato dalle ultime parole di lei, che perdè il primiero sentimento della sua disgrazia.

Tornavano essi dal saccheggio allorchè Lodovico era fuggito, ed il cavallo essendo uscito dal secondo cortile, ove stava a bere il suo padrone, aveva portato via il tesoro, sul quale per certo contava quel birbante. Dupont trovò questa somma sufficientissima per ricondurli tutti in Francia, e risolse allora di accompagnarvi Emilia.

Emilia, Dupont e Annetta erano a piedi; Lodovico sopra un cavallo, conduceva l'altro. Giunti nella selva, le due fanciulle salirono in groppa coi loro protettori. Lodovico serviva di guida, e fuggirono tanto presto quanto lo permetteva una strada rovinata, ed il fioco chiaror di luna traverso gli alberi.

Emilia ringraziollo di tante prove d'affetto, e promise di seguire i suoi consigli, uno solo eccettuato, assicurandolo del piacere con cui profitterebbe del suo grazioso invito, allorchè Dupont non fosse più al castello. Villefort, sorridendo di questa condizione, riprese: «Vi acconsento, il monastero è qui vicino; mia figlia ed io potremo venire spesso a vedervi.

Lusingato dall'interesse che dimostravagli questa domanda, e dell'occasione che gli somministrava di parlare di medesimo, Dupont la soddisfece immediatamente.

Aveva in vista, sotto questo rapporto, più il piacere della figlia, che il desiderio di far cosa grata all'orfana, ma nulladimeno prendeva per lei un sincero interesse. Il dopo, Emilia era troppo stanca, e non potè scendere cogli altri a far colazione. Dupont fu pregato dal conte, come antico conoscente, di prolungare il suo soggiorno nel castello.

I viaggiatori allora moderarono il passo, e tennero consiglio sulla direzione da prendere. Decisero di andare in Toscana per guadagnare il Mediterraneo, e cercar d'imbarcarsi prontamente per la Francia. Dupont aveva progettato di accompagnarvi Emilia, se avesse potuto sapere che il suo reggimento vi fosse tornato.

Dupont ed Emilia continuarono a discorrere di Montoni, della Francia, e del piano del loro viaggio. Ella gli disse che aveva intenzione di ritirarsi in un convento della Linguadoca; pensava di scrivere a Quesnel, per informarlo della sua condotta, ed aspettare la scadenza dell'affitto del suo castello della valle, per andare a stabilirvisi. Dupont la persuase che i beni, dei quali Montoni aveva voluto spogliarla, non erano perduti per sempre, e si rallegrò che fosse fuggita dalle mani di quel barbaro, il quale senza dubbio l'avrebbe tenuta prigioniera per tutta la vita. La probabilit