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Aggiornato: 13 giugno 2025


Or mentre il suo fratel söavemente Per fatta cagion mena la vita; Ecco caso avvenire, onde repente Sommerse tutti noi pena infinita: Un giorno in Prusia la più nobil gente Ottoman lieto a festeggiare invita, Bramoso d'onorar duci fenici Ch'indi facean cammin come amici.

per ristorar tutti gli andati danni: e, con potere eguale al bel pensero, por sempiterno fine a tante offese. IV. Allo stesso Signor d'ogni valor più d'altro adorno: Duce fra tutti i Duci altero e solo: Cosmo, di cui dall'uno all'altro polo, e donde parte, e donde torna il giorno,

Poi fisamente al sole li occhi porse; fece del destro lato a muover centro, e la sinistra parte di se' torse. <<O dolce lume a cui fidanza i' entro per lo novo cammin, tu ne conduci>>, dicea, <<come condur si vuol quinc'entro. Tu scaldi il mondo, tu sovr'esso luci; s'altra ragione in contrario non ponta, esser dien sempre li tuoi raggi duci>>.

Duci, guerrier, francesi, uomini voi? Voi del suolo natio gloria e speranza? Capi senza cervel, scimmie d'eroi, Spugne gravi d'invidia e d'arroganza, Vernici di valor gonfie di vento, Molluschi in campo e tigri in parlamento!

meno alzano gridi ire spietate, men tra' fieri Duci aspra contesa È sopra Rodi intra le schiere armate L

Musa, che nel Ciel sparsa le chiome Di sempiterni raggi inclita splendi, E l'opre eccelse, che disperse e dome Non caschino, dal tempo indi difendi, Conta le squadre, e de' lor duci il nome, E di che Regni usciti a narrar prendi; Che oppressa da l'obblìo spira a fatica Quì fra' mortali la memoria antica.

Sollevaronsi e diedero il primo esempio d'una lega quattro cittá orientali che se ne daran vanto un , Verona, Vicenza, Padova, e Treviso; alle quali s'aggiunse Venezia la forte, la savia, che aiutata da sua situazione, e costante sotto a sua antica aristocrazia e a' suoi antichi duci o dogi, aveva sola saputa accrescere, compiere, mantener sua indipendenza, ed or temeva per essa e vi provedeva bene cosí.

Di tali duci venturieri furono certo molti condottieri d'invasione, e fra gli altri Ricimero.

Or fra quei sommi duci, onde l'oltraggio De la patria di Dio non fu sofferto, Quale aquila su l'ali, al gran viaggio Cinto di spada se ne corse UBERTO; Quasi in notturno ciel di stella un raggio De gli anni infra l'orror splenda suo merto, E si dilati, e si sollevi come Sul gran Libano cedro, il suo bel nome.

102 Quivi erano baroni e paladini, re, duci, cavallier, marchesi e conti, soldati forestieri e cittadini, per Cristo e pel suo onore a morir pronti; che per uscire adosso ai Saracini, pregan l'imperator ch'abbassi i ponti. Gode egli di veder l'animo audace, ma di lasciarli uscir non li compiace.

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