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Aggiornato: 20 maggio 2025
Fabio Nannarelli (Poesie, Le Monnier, 1853 e 1856) è un poeta di ingegno non comune, cui arride certo un bell'avvenire; ha uno spirito nobile, appassionato del vero, che egli cerca nella poesia e nella vita, senza traccia di leggerezza e di frivolezza, come del resto tutta la giovane scuola poetica romana. Nannarelli conosce la letteratura tedesca, è un ammiratore di Schiller e di Lenau, sui quali ha scritto una monografia; ha in sè profondi elementi tedeschi, e la sua Musa ha un carattere strettamente germanico. La sua nota fondamentale è melanconica, grave e appassionata. V'è nella sua poesia un alito di morte, che sembra esser venuto a lui dalla Piramide di Caio Cestio, alla cui ombra dormon le ombre di Jung e di Schelley, grandi genî poetici riflessivi, così insoliti nella terra di Roma. L'insufficienza di una esistenza male ordinata, che i Romani sentono ogni giorno di più, più di un inglese o di un tedesco, spinge Nannarelli a cercare la solitudine e a sentire il culto del dolore, che in lui non è del tutto scevro di sentimentalismo. Sentendo l'abisso che separa l'aspirazione dalla realt
Un sol tempio accoglie L'ossa delle due genti, e a lor confuse Del domato stranier dormon le spoglie. Dormite! Una parola Fremono i vostri sonni; e da le chiuse Ombre di morte una gran luce emerge: Vivono al raggio d'una fiamma sola Le umane anime; ed una Morte le gente aduna, E ne l'onda del Ver tutte le terge. Dormite!
parvemi, Omero, il dáttilo fiorisse in sommo de 'l gentil labbro, che nacque a favellar ne 'l tuo puro idïoma. Pascono in ozio su le mura erbose i cavalli asïatici d'Erode, mirabili cavalli; e tra le rose il fluttuare de le lunghe code mollemente si perde. Accidiose dormon le palme a torno in su le prode, e or sì or no ne 'l sonno de le cose il vivente de 'l mar fremito s'ode.
Il plenilunio sta, Dame e Messeri, placido in sulle rive ai lenti fiumi: dormon le cacciatrici ed i levrieri, dolcemente nascosti dentro ai dumi delle selve discrete, ed ai severi studii il saggio, a vegliar fin che consumi la vigilante fiamma, a' gran' misteri dona la mente e il cuore: or van profumi dai calici socchiusi ed armonie vagan misteriose pei giardini.
Lamentando una salsa noi biasciam le vivande; Essi mangiano un pane ch'è peggior delle ghiande! Noi ci lagniam d'un nodo nei fili d'un lenzuolo; Essi dormon vestiti sovra un umido suolo! Gli operai cittadini sono ricchi in confronto; Men terribile è il male ove il soccorso è pronto! Noi possiamo, mendichi, trovar pietose mani; Essi son soli, poveri, quasi ignoti... lontani!...
Ella guarda laggiù. Pensa a le nivee Placide culle ove, chinato il biondo Capo sui lini, i sorridenti pargoli Dormon sonno profondo: Veglian le madri
Parola Del Giorno
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