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Aggiornato: 1 giugno 2025
Ma i Francescani se ne impipavano, perchè avevano dalla loro il Magistrato Civico e sapevano che tutte le simpatie dei Domenicani non sarebbero valse un briciolo nella protezione di questo, specialmente dopo che la potenza dell’ordine di S. Domenico era stata depressa per l’abolizione del S. Uffizio. ¹⁵¹ Cfr. in questo vol. il cap. I, p. 24.
Nell'anno 1407 i due fratelli entrarono nell'ordine dei domenicani di Fiesole ed ivi vissero qualche tempo, sino a che la discordia papale non raggiunse anche questo. Guido, ossia Fra' Giovanni, come ormai era chiamato, peregrinò allora da Foligno a Cortona, ove dipinse molto secondo la maniera di Giotto, Spinello e Simone da Siena; e, dopo un'assenza di circa 4 anni, tornò a Fiesole.
I frati eran divisi per provincie monastiche: e capo supremo di ciascuna era appunto un Provinciale con giurisdizione assoluta sopra un dato numero di conventi. Era preposto al convento un Guardiano, col nome di Priore tra i Benedettini e i Domenicani, di Correttore tra i Minimi, di Nostro Hermano tra i Mercedari. Il Guardiano quindi, il Priore, il Correttore moderava o dirigeva la famiglia del suo convento, come il Provinciale o l’Abate (se tra Benedettini, Basiliani ecc.) quelle di tutti i conventi a lui sottoposti. Egli, il Guardiano, amministrava, disciplinava i suoi confrati, ma non così indipendentemente che non dovesse darne conto al suo superiore, sotto i cui occhi passava qualunque carta, ed al cui controllo era sottoposta ogni spesa, come qualsiasi disposizione relativa al governo materiale e spirituale della comunit
È Gagliano che protesta all'ingiustizia e all'infamia: è il povero Gagliano che solo vien rilasciato ai Domenicani per conto della questura Scrivete sui giornali Egli vociava Fate nota la nuova ingiustizia, dite che mi si vuoi rovinare da questa canaglia. Nessuno porgeva ascolto, alle di lui querele, qualcuno rideva: l'uomo che esce da un pericolo diventa egoista.
Il 20 luglio 1673 i padri domenicani presentarono nel collegio la lettera dell'arcivescovo di Nashirvan [Documento LVI] e quella del re di Persia, esprimendo in idioma turco lo incarico avuto dallo sh
Nell'anno 1845 pubblicò i «Ricordi degli esimi pittori, scultori e architetti dei domenicani, con alcuni scritti sulle belle arti». Gi
E dove ci mandano? Domandammo al brigadiere dei carabinieri, dopo che avemmo veduto un soldato, latore di un piego, che fu letto attentamente dal capoposto. Io devo trasmetterli ai Domenicani. Sicché proprio in prigione? Pur troppo! Un lungo silenzio tenne dietro a queste parole.
Avrei visitato molto volentieri la chiesa ed il convento dei domenicani, quale ricordo di un'epoca storica, della guerra contro gli Albigesi; ma quegli edifici stupendi furono rovinati totalmente dalla furia rivoluzionaria. Il primo Papa d'Avignone ebbe stanza in quel monastero, ora distrutto, ed ivi Giovanni XXII dichiarò santo il più gran filosofo del medio evo, Tommaso di Aquino, alla presenza del re di Napoli. Quel Papa riteneva, fra le cose sue più preziose, lo stupendo codice in pergamena della Somma del santo, e lo lasciò, morendo, alla biblioteca del monastero, con l'espressa condizione che dovesse essere fissato al muro con una catena. La rivoluzione venne a liberarlo, ed ora il prezioso volume, coperto della polvere dei secoli, gode della sua libert
Nel refettorio del convento dei frati Domenicani in Milano, scrive l'EUSTACE, fu gi
Il convento era degno dei Medici; infatti lo avevano creato, a dir vero, essi stessi. La sua storia è in breve la seguente: il fondatore dell'ordine dei domenicani mandò in Toscana, nell'anno 1220, dodici seguaci; da questi furono fondati alcuni conventi, dei quali il più importante fu quello di Fiesole. Da quest'ultimo ebbe origine il convento dei domenicani di S. Marco. In origine questo era stato fondato, nel 1299, dai Silvestriani; però, al tempo della grande peste di Firenze, era decaduto. A San Marco scesero i domenicani da Fiesole indottivi da Cosimo dei Medici, che poco prima era tornato dal suo esilio di Venezia. Cosimo chiamò da Fiesole il celebre priore Antonino, il santo più grande del suo tempo. Egli era figlio dell'avvocato fiorentino Nicolò Pierozzi ed era nato nell'anno 1389. Nel suo sedicesimo anno di et
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