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Aggiornato: 8 luglio 2025


«Io non la vidi e vommene dolente...» Basta. E qui c'è la prova? Io non la vidi e vommene dolente... Ecco, vommene dolente e il dolore mi fa poeta: li ho scritti un giorno che non mi era riuscito di vedervi. Quando? Non mi ricordo il giorno preciso. Avete poca memoria, perchè furono scritti ieri. Ieri? C'è la data. Eccola, 5 aprile.

Sant'Aubert gli attestò la sua riconoscenza e ricusò l'offerta; ma lo straniero insistette. «Non rifiutate; sarei dolente troppo, signoreripres'egli, «se voi giaceste sopra una pelle mentr'io mi trovassi in un letto; i vostri rifiuti offenderebbero il mio amor proprio, e potrei pensare che la mia proposta vi spiaccia; vi mostrerò la strada, e la mia albergatrice trover

E si volse con aria dolente a guardare la sua bella interlocutrice, che era rimasta l

«Per me si va nella cittá dolente», ecc. In questo canto ne racconta l'autore come alla porta dello 'nferno pervenissero, e come dentro ad essa fosse da Virgilio menato, e quivi vedesse i cattivi miseramente afflitti, e ultimamente pervenissero al fiume d'Acheronte.

E il mio ducato ti richieggo, pure conoscendo che rendermelo devi. Se Prospero tu sei, dacci notizie di tua salvezza e come ci hai trovati qui tutti, quando or fan tre ore appena naufragammo sopra questa spiaggia dove perdetti come è acuto il male di un tal ricordo! il figlio mio diletto Ferdinando. Ne son dolente, o Sire. La perdita è senza riparo e dice la pazienza ch'è fuor d'ogni sua cura.

Accorrevano i figli, la moglie, e con begli atti di amore lo circondavano; nessuno però osava consolarlo con le parole: forse un senso segreto gli avvertiva che i suoi mali erano superiori al conforto. Ne seguitava un silenzio solenne. Un lieve colpo sopra le porte li toglieva dallo stato dolente.

L'utopia sembrava doversi effettuare. Gian Luigi Sideri, arrivato, dopo infinite delusioni, a Laura Uglio dolente di infinite delusioni, era l'uomo pel quale molto ancora una donna avrebbe potuto contare.

Campanella che rammenti Al dolente prigioniero I dolori ed i tormenti Di una vita, che finì... Deh! Riporta al mio pensiero Le speranze d'altri . Di quei , che una tranquilla Gioia al Cielo mi rapia: Fissa in Lei la mia pupilla Comprendevo la belt

Tu di', ch'io pianga, e che l'angoscia io versi, Ch'io mi strugga dolente al suo cospetto; Oh non del mio dolor tutto il cospersi? Non mi vide egli a se morir sul petto? Omai preveggo i Rodian perversi De le miserie mie farsi diletto; Certo è così, ma schernirogli almeno O con coltello, o con mortal veneno.

E io a lui: <<L'angoscia che tu hai forse ti tira fuor de la mia mente, si` che non par ch'i' ti vedessi mai. Ma dimmi chi tu se' che 'n si` dolente loco se' messo e hai si` fatta pena, che, s'altra e` maggio, nulla e` si` spiacente>>. Ed elli a me: <<La tua citta`, ch'e` piena d'invidia si` che gia` trabocca il sacco, seco mi tenne in la vita serena.

Parola Del Giorno

garzone

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