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Gioconda non dimenticava d'essere stata trattata da tutti i congiunti di suo marito come una donna che non si deve conoscere, che non si può ammettere in una casa onesta, come l'ultima delle femmine; e Folco non aveva saputo spezzare il cerchio di oltraggiante disprezzo in cui avevan chiusa la sua compagna, colei che portava il suo nome e gli aveva data Lillia.

Bemolle che aveva ascoltato i pezzi stringendosi convulsamente la fronte tra le mani, e che, per reazione, aveva pianto copiosamente ad ogni intervallo si avvicinò col naso gonfio e i baffi spioventi; portava in mano l'altra cassetta col violino di Anne-Marie. Perchè fate così? disse Anne-Marie, guardandolo con leggiero disprezzo. Perchè fate quelle faccie? Bemolle non potè risponderle.

Nei numerosi suoi scritti trapela sempre il disprezzo per le istituzioni e l'esercito. A lui si deve l'Inno dei lavoratori, divenuto il grido di guerra dei socialisti. È designato quale autore, insieme al Rondani, del manifesto ai lavoratori italiani, di cui si è sopra parlato. Certo egli ne ebbe conoscenza prima che fosse divulgato.

Ogni sentimento allora di dovere di setta, di disprezzo, d'odio, sparì davanti al nobile senso dell'amore che avevano meritato le sventurate sue vittime. E fu amore selvaggio, il suo, amore, per cui egli avrebbe dato fuoco, non solo alla mina del ponte, ma alla mina dell'orbe s'egli ne avesse avuta la miccia alla mano!

V'era nella frase tutto il disprezzo di cui vibrava la donna per la mia condotta di quei giorni; e la rabbia frenata e accumulata nelle notti d'obbedienza sua e di fredda prepotenza mia; l'uno e l'altro sentimento davano alle parole un significato profondo, che mi colpì in pieno cuore, come innanzi a qualche cosa di definitivo, d'irreparabile.

Credi tu di turbarmi l'anima e d'approfittarne per cacciarmi il tuo ferro in mezzo al petto? Se è così, sei più vile e più miserabile di quello che ti credeva. Ti disprezzo. Il greco impallidì e il suo volto si sconvolse ferocemente. Ira di Dio! esclamò egli, facendo un passo indietro e alzando la scimitarra. Vuoi proprio che ti strappi il cuore colle mani? Sta attento, Abd-el-Kerim!

La terra che produce tali uomini non è fatta per rimanersi schiava, segno al disprezzo dei padroni e al compianto dei Popoli. Febbrajo 1858.

Non parlarmi di questo, Fathma, rispose la greca con disprezzo. Voglio vedere il superbo tuo capo deformato dalla palla della mia carabina. Sta bene, ma ti giuro che fra pochi minuti te ne pentirai. Povera Fathma, disse Elenka ironicamente.

Lasciami, lasciami! rispose Fathma mordendolo in un braccio. Non appartengo più a te. Sono di Abd-el-Kerim. Ti amo, Fathma! Ti amo! Ti odio, ti maledico, ti disprezzo! Ahmed cercò di rovesciarla sull'angareb. Fathma balzò in piedi come una leonessa, poi alzando il pugno lo lasciò cadere sul volto del Mahdi che si coprì di sangue. Ahmed digrignò i denti.

L'origine del disprezzo in cui furon costantemente tenuti in ogni tempo gli ebrei in Roma dipende certo dagli ebrei stessi; essi provocarono sempre il riso de Romani quasi fossero delle caricature.