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Amico mio. Senza dubbio sono giunta alla più dolorosa ora della mia vita. Quello che soffro in questo momento, non posso dirvelo, non posso descrivervelo. È uno strazio senza nome. Sento un unghia che mi lacera il cuore, me lo sento sanguinare: a goccia a goccia perdo il più ricco sangue della mia vita. Non posso piangere, non posso gridare, non posso singhiozzare: affogo. Debbo dissimulare, debbo essere allegra e felice: ma soffoco. Amico mio, è venuta la settimana tragica del nostro amore. Debbo riunire tutto il mio coraggio per dirvi che questo amore deve finire. Deve finire la luce della nostra esistenza, la giocondit

Ma io non posso dimenticare.... debbo dirvelo? è in fine un debito di lealt

MITIETO. Talché, per dirvelo liberamente, Cintio mio caro, maggior bellezza accompagnata da onestá, maggior chiarezza di sangue congionta con umiltá trovarete, maggior amor senza gelosia si vede in donna giamai di quello che porta ella a voi. E se in tutte le cose è qualche termine o modo, solo in amar voi ella non serva termine modo.

Che dite mai, padre mio? esclamò. Son io che debbo esser confuso di gratitudine. E che io lo sia davvero ve lo dimostra il non avere ancora saputo trovar l'occasione di dirvelo. Nel seno della vostra cara famiglia io troverò la pace che non ho potuto avere nella mia, da troppi anni disfatta. Mia madre è morta, quando io ero ancora bambino; mio padre, esule dalla sua Firenze e triste come tutti gli esuli, non ha potuto circondare di gioie domestiche la mia fanciullezza. Son venuto su triste come lui e lo sono rimasto, come vedete. Egli e messer Dardano potranno dirvi che questa è la mia indole. Ma io vi prego di credere una cosa, mastro Zanobi; la vostra figliuola non avr

Faccio male a dirvelo? Mi pare di no, poichè intanto avevate a saperlo!... Di aiutarlo presso la sua divina parente, di persuaderla a concedergli la sua mano. Ah! ah! un mirabile spediente! E come lo ha scelto bene tra tutti! gridò Laura, ridendo a più non posso. Signora, e perchè? Ma si, lasciatemi ridere per carit

Mastro Jacopo, custodito da parecchi di casa, i quali reputavano utile per il momento di non contrariarlo nella sua fissazione, si fece innanzi e rispose: Non posso dirvelo; mia figlia dorme e non vo' che si svegli. Del resto, le nozze non si faranno più. O come? esclamò quell'altro, volgendo intorno gli occhi attoniti e non intendendo i segni che gli facevano le persone di casa.

«Io (quasi arrossisco a dirvelo) non desidero più di morire. E non m'abbiate, per carit

Luisa stette silenziosa ad udire i racconti apologetici del bruno Percy. Aggiustava ella fede a quelle triste invenzioni? Io non saprei dirvelo; forse non vi badava più che tanto.

Dunque una sera... che sera!... Io non ho vergogna di dirvelo...... Le verit

«Signori, voi avete violato il vostro mandato. «Noi crediamo debito nostro dolorosissimo il dirvelo: dolorosissimo non per ciò che spetta alle future sorti d'Italia; le sorti d'Italia stanno in più alta sfera che non è quella in che i governi provvisorî s'aggirano; ma perchè noi v'abbiamo lungamente difesi ed amati: e perchè, noi lo crediamo, il decreto del 12 maggio turber