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Aggiornato: 21 giugno 2025
Laus Deo! Quella roba lì si tocca, almeno; la si palpa, la mangia, cospetta, beve, strepita, conta gli scudi, ci cerca taccoli per darci poscia i gaudi del raccomodamento. La ha della schiena, delle groppe, della ciccia, l'alito forte, le braccia tarchiate e.... il resto. Birbo, brigante!
Laus Deo: ci leveremo alla fine da questa vita noiosa, di cui le feste improvvisate all'Hotel du Parc, le facili conquiste delle Veneri appassite che passeggiano sui Quais, la maldicenza su tutto e su tutti, compendiano tutte le fasi. Se si restasse un altro mese, ci abbrutiremmo di più degli ubriachi d'assenzio che riscontriamo ogni mattina, quando ci si leva dal letto.
Sull'altare frattanto si canta il credo, i profeti ed i pagani giuocano al lanzichenecco, e mangiano una frittata con agli, facendo toast e combibbie sazie e laute. Infine il sacerdote ragghia ancora tre volte e canta: Ite missa est! Ed il popolo, anche tre ragghi, e risponde Deo gratias! Allora il cappellano del papa dei becchi grida: Silete, silete, silentium habete.
Poi cominciò da tutte parti un grido tal, che ’l maestro inverso me si feo, dicendo: «Non dubbiar, mentr’ io ti guido». ‘Glorïa in excelsis’ tutti ‘Deo’ dicean, per quel ch’io da’ vicin compresi, onde intender lo grido si poteo. No’ istavamo immobili e sospesi come i pastor che prima udir quel canto, fin che ’l tremar cessò ed el compiési.
PEDANTE. Deo gratias. Giá siamo pervenuti all'antica Palepoli e moderna Napoli, uberrimo seminario degli oci e delle delizie. Salve o terque quaterque bella Napoli! ALTILIA. Oh che gentil Napoli! veramente piú bella e piú magnifica assai di quel che il mondo ne ragiona.
Soleva Roma, che 'l buon mondo feo, due soli aver, che l'una e l'altra strada facean vedere, e del mondo e di Deo. L'un l'altro ha spento; ed e` giunta la spada col pasturale, e l'un con l'altro insieme per viva forza mal convien che vada; pero` che, giunti, l'un l'altro non teme: se non mi credi, pon mente a la spiga, ch'ogn'erba si conosce per lo seme.
Come io so ch'egli è sempre pericoloso parlar di politica e di governo; come non ignoro che la massima di Stato del nostro paese è: de Deo pauca, de rege nihil; come per questa stessa circostanza io scorgo quanto sia facile snaturare i propositi che si tengono, io dissi a quel messer Franco lì, che io voleva andare da lui come contabile e non come institutore, e che, se egli desiderava un impiegato, il quale cumulasse le funzioni di tenere i libri e di propagare le sue novelle, se ne trovasse un altro, perchè io mi reputava incapace di contentarlo.
Chi comanda? chiese alla sua volta la zia Maddalena, che si divertiva allo scherzo come a' suoi tempi migliori. Son Amedeo con due amici. Li meno in stalla. Sei tu, Deo? menali e vien subito che ti dò una bella cosa... Voi fatevi cost
Poi cominciò da tutte parti un grido tal, che ’l maestro inverso me si feo, dicendo: «Non dubbiar, mentr’ io ti guido». ‘Glorïa in excelsis’ tutti ‘Deo’ dicean, per quel ch’io da’ vicin compresi, onde intender lo grido si poteo. No’ istavamo immobili e sospesi come i pastor che prima udir quel canto, fin che ’l tremar cessò ed el compiési.
Fuori imperversa la bufera; il vento scuote le gigantesche invetriate multicolori, attraverso le quali giunge scarsa la luce scialba di quella mattina; nel suo cuore imperversavano pure le bufere, ed intanto i fanciulli cantavano il loro Gloria in excelsis Deo! Subentra un coro di uomini forte, solenne. Et in terra pax.... Egli ride ironicamente. Pace! Quale menzogna!
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