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Aggiornato: 21 giugno 2025
Il povero diavolo andava a comprarsi una camicia che l'antico proprietario non aveva creduto degna neppur delle funzioni di strofinacciolo di cucina, oppure scampoletti per toppe: l'antiquario, con un coraggio non comune, si sprofondava in quei cumuli di pulci e ragnateli, per cavarne qualche bel velluto stratagliato del Quattrocento, qualche cortinaggio di broccatello trapunto in oro, qualche prezioso arazzo fiammingo.
Quella bella e virtuosa famigliola viveva in un modesto quartierino che abbiamo fatto conoscere fin da principio ai lettori, composto sul davanti di due camere da letto, separato da una terza che faceva uffizio di camera da lavoro e di sala da pranzo. La camera di Lorenzo metteva nella sala d'entrata; quella di Maria in un corridoio, per dove si andava alla cucina.
Un buon odore aromatico si diffuse per la cucina, che era sala da pranzo, anticamera e salotto ad un tempo. Riuscir
L'alberghetto era pulito, ed aveva una bella cucina. La padrona, in bel grembiale bianco vi troneggiava fra i fornelli e le casseruole, e due minuscoli garzoncelli, in berrettino bianco, la aiutavano a sbucciare pisellini e tagliare una gran spoglia gialla e grande come luna nascente.
Trottava tutto il giorno per la casa, dalla cantina al solaio, badando alla cucina, alla guardaroba, alle provviste per l'inverno, dando ordini, ricevendo conti. La Maria andava ancora alla scuola, e quand'era in casa correva sempre sulle calcagna della sorella più attiva. L'Elena invece aveva dei gusti signorili.
Secolari faggi ombreggiavano i suoi dintorni, temperavano gli ardori quasi tropicali dell'agosto in quell'ultima regione d'Italia, e davano asilo alla nostra milizia. Il comandante e lo stato maggiore abitavano la casa dei contadini, prospiciente la pianura, che componevasi della cucina e di tre cameruccie basse, affumicate e misere.
«Parigi!... qua!... To!... canaglia...» e giù parolacce e bestemmie. Parigi, colla coda tra le gambe, tornava lentamente sotto la tavola: il gatto adagio adagio rientrava in cucina per un altro buco, e la bimba, ancora tremante, raccoglieva col cucchiaio la broda colata in terra.
E mi figuravo se fossi io il sor Nicola!... Egli mi rappresentava l'uomo felice. Riscaldato dalle fiamme della sua legna, consolato dalle emanazioni della sua cucina, amato da sua moglie, da sua figlia, circondato da' suoi amici, dissetato a tavola dai suoi vini, egli non aveva nulla a desiderare sulla terra che non fosse suo!... e tutte le cose sue cooperavano alla sua felicit
Essa lo aspettava sempre alzata, nella prima cameretta, dopo la piccola cucina; aspettava il marito lì, tutte le sere, lavorando vicino al letto dove dormiva lei sola, col suo bambino. Ti senti male? gli domandò ancora, a voce più alta, perchè l'altro l'aveva guardata e aveva aperta la bocca senza rispondere: non aveva capito.
Io mi gettai nell’angolo oscuro del focolare, li vidi traversare la cucina, sentii tirare il chiavistello della porta di fuori e una canzonaccia rauca e trascinata mi annunziò che il briaco era all’aperto nel gran silenzio notturno della via.
Parola Del Giorno
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