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Aggiornato: 7 giugno 2025


Don Cirillo raddrizzandosi lentamente, parve avere vissuto dieci anni in un minuto: però senza amarezza alcuna disse alla serva. Verdiana mia, voi siete stata profetessa. O meschina me! non avessi mai parlato... E adesso, che cosa ci avanza a fare? domandò il Curato dandosi della palma aperta sopra la fronte. Rassegnarci ai voleri di Dio...

Cirillo, senz'altro, prese a fare un valtzer con una Signora colossale, di mezza et

Cirillo, non potè ristare dal dirgli: Ma se non venderai il tuo quadrone alle monache Orsoline, caro il mio S. Luigi Gonzaga, lo potrai vendere ai Frati Benedettini, tutta gente facoltosa, e pace e gioia sia con Voi.

Don Cirillo rimase giù curvo della persona, con la predella sollevata, la testa e il collo volti verso Verdiana. Verdiana chiuse gli occhi, e allungò ambedue le braccia con le mani giunte sul capo a sesto acuto: parevano colpiti da catalessi. Così stettero lungo spazio di tempo, senza dire parola, senza battere palpebra.

Se non chè Cirillo, al punto di procedere, coll'intervento degli altri padrini, alla scelta del numero pei duellanti, onde poi scegliessero per primo o secondo l'una delle due pillole, propose, che, contrariamente all'uso, avessero i duellanti a stringersi la mano, prima del duello. Nessuno oppose diverso parere, ed ecco il Commendatore ed Alfredo a darsi la mano a vicenda.

Noi non possiamo confrontare il trattato di Giuliano con quello di Porfirio che, come dicemmo, è perduto, ma possiamo farlo con quello di Celso che ci fu conservato, almeno in parte, nella confutazione di Origene, sulla quale Teodoro Keim ha fatto il medesimo lavoro di ricostituzione che il Neumann esegui, più tardi, per lo scritto di Giuliano, sulla confutazione di Cirillo²⁴⁴.

Bada però che il mio cappello di feltro candido quasi nuovo, me l'hai pitturato recentissimamente di nero fumo, ad olio, e non senza olio. Ciao. Alfredo avvilito nel più profondo del cuore, per l'infausta lettera; perdonami, disse, caro Cirillo non saprei come possa essere avvenuto lo sfregio al tuo cappello! Non me ne ricordo davvero!...

Il curato messe il capo sotto le lenzuola, e si turò le orecchia con le coperte per non udire cotesta persecuzione. La mattina don Cirillo, quando si levò, guardò prima il cielo, e poi sott'occhio Verdiana; quello gli prometteva una buona, questa una trista giornata.

La mattina dopo il veglione, mentre Alfredo stava vestendosi, entrò nella sua camera Cirillo piuttosto eccitato. Egli sapeva della imminente sfida. Te l'aveva detto ieri sera, o mio Guerra a fondo che la tua era stata una deplorevole imprudenza? So di certo che fra mezz'ora, tu sarai sfidato a duello! È quanto desidero da tempo; disse Alfredo, è quanto voglio. Ma ti prego, mio Cirillo, non facciamo melensaggini. Siamo intesi; non le solite convenzionalit

La uguaglianza dei vescovi fra loro prescritta dallo Evangelo ed osservata nei primi secoli della Chiesa non può rivocarsi in dubbio. San Paolo scrivendo ai Corinti afferma in nulla inferiore agli altri Apostoli , anzi rinfaccia apertamente San Pietro di non camminare diritto nelle vie del Vangelo. «Cristo, insegna santo Agostino, affidò la Chiesa non al solo Pietro, e principalmente a lui, bensì indistintamente ed ugualmente a tutti gli ApostoliLa uguaglianza fra i vescovi attestano i SS: Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Cirillo ed altri parecchi, sicchè il Concilio di Aix la Cappella con le parole medesime di San Cipriano sentenziava: «tutti gli Apostoli hanno ricevuto con Pietro uguale partecipazione di potest

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