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Aggiornato: 3 giugno 2025


Ogni spagnuolo accompagnava allora con la sua chitarra le semplici «coplas» d'un inno al valore; ogni madre insegnava alle sue fanciulle la storia d'un prode, secondo che l'aveva udita narrare da un qualche poeta. Anche la gentilezza dell'amore, anche la cortesia verso le donne somministrava materia a dilicate od a flebili melodie.

IL MANDOLINO Se come morbide piume le nude Mani trascorrono alla carezza E fanno spesso pallido il viso, Come sul mare vivida brezza, Che i flutti increspa, erra il Sorriso E il mar dell'anima agita, schiude. Ridi, sorridi e lascia che l'ebbrezza Dello spirito scorra.. LA CHITARRA in lieto suon.

Egli stesso, così soverchiato dalla voce pubblica, aveva finito col credersi il più gran scioperato del mondo. va dimenticato il Savioli, egregio dilettante di musica, che usciva qualche volta colla chitarra ad armacollo; il Lorenzini, il più grave dei matti, che Firenze dapprima e poi Roma ha rapito all'aria libera di Genova, per chiuderlo nella cella penitenziaria di un ministero.

La tavola fu preparata sotto un verde pergolato di zucche. Isidoro Giambelli ispirato dal vin d'Asti mangiò, cantò, zufolò delle arie napoletane accompagnato dalla chitarra della suocera mima o dagli sgambetti del buffo. Era un vero teatro!

In un batter di occhio il silenzio si fece. Quattro parrucchieri musici si collocarono nel centro, innanzi ai giudici. Essi suonavano il flauto, il violino, la chitarra ed il mandolino. Il cantante dava il tuono. Tre concorrenti, che non avevano buona voce, si fecero surrogare dai loro allievi.

E' la predica sull'arca di Noè: Benedetto ne ricevè una così profonda impressione sulla coscienza che fuggì subito in luogo remoto, dove cominciò con stesso un dialogo, in cui sono contenute delle chiare accuse. E piangendo me ne andai, gettando lungi da me il mio essere leggero e dissoluto e la mia chitarra da sventato.

Quella sera staccò la chitarra dal chiodo al quale soleva tenerla appesa, s'imbacuccò in un suo cappotto intarlato, e, tutto solo, andò a sfogare la sua pena alla cantonata solita, vicino la casa della bella Carmela, con una canzone di dolore accompagnata di accordi lenti in tono minore.

Mastro Pasquale, accompagnandosi con la chitarra, cominciò quel recitativo di sua invenzione, mentre lanciava un'occhiata assassina alla bella Carmela. La grossa ragazza, seduta tra due amiche con le mani nelle mani di essa, comprese, e fece il viso rosso per il piacere d'esser Filari.

Fatti dieci passi, un suono inaspettato mi ferì l'orecchio. Mi arrestai. Mi parve un suono di chitarra. Veniva da una tenda chiusa, che non avevo mai vista, posta fra la nostra e quella dell'ambasciatore, una trentina di passi fuori del cerchio dell'accampamento. Mi avvicinai e tesi l'orecchio. La chitarra accompagnava un filo di voce dolcissima che cantava una canzone araba piena di malinconia. Di chi era quella tenda misteriosa? Che ci fosse dentro una donna? Feci un giro intorno. La tenda era chiusa da ogni parte. Mi stesi in terra per guardare per disotto; chinandomi, tossii; il canto cessò. Quasi nello stesso punto una voce soave, vicinissima a me, domandò: Quien es? (Chi è?) All

Costui era sempre allegro; raccontava storielle che facevano fin sorridere donna Lia, suonava la chitarra, cantava canzonette un po' sboccate, e quando don Carmelo dimenticava di far prendere il solito litro di vino, diceva a Cardello: Senz'offesa, don Carmelo... mando il ragazzo qui vicino. Su, panperso: un litro, e del migliore.

Parola Del Giorno

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