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Aggiornato: 11 giugno 2025
Per un'azione siffatta male potendolo sopportare gli alleati, andarono insieme con Cimone ad assediarlo; ma Pausania se ne scampò fuori di Bisanzio, ed agitato, per quanto si racconta, da quel fantasma, rifuggissi ad Eraclea nel tempio Negromantico; e chiamando quivi l'anima di Clèonice, supplicavala di volere deporre lo sdegno: ella però comparitagli, disse che ben tosto liberato sarebbe da ogni male come giunto fosse in Lacedemonia; alludendo, com'è probabile, a quella morte, ch'era quivi per incontrare.
Ma perchè ritornare nel luogo dov'era successo il triste dramma! seguitava don Santuccio, chiamando in suo aiuto qualche frasona letta ne' giornali: perchè venire a calpestare quel suolo caldo ancora del sangue di quella disgraziata!... non sapeva comprenderlo. Allora chi ne disse una e chi un'altra.
Anco do a chi mi dimanda, e invitovi a dimandare; e molto mi spiace colui che in veritá non bussa a la porta della sapienzia de l'unigenito mio Figliuolo, seguitando la doctrina sua; la quale doctrina, seguitandola, è uno bussare chiamando a me, Padre etterno, con la voce del sancto desiderio, con umili e continue orazioni.
Vieni, Mabima, fra le mie braccia. Lasciami stendere il mio corpo affranto. I tuoi occhi hanno una luce verde più dolce di quella della foresta. Luce queta, sicura e senza serpenti!... Maledetti serpenti! Avevo dimenticata la loro morsicatura! chiamando Lanzirica, che si è allontanato. Vieni presto a curare Kabango!... E tu ad
Oggi non tornerò nella tenda avendo da fare una escursione nei dintorni del campo con lo Stato Maggiore. Questa sera, però, prima che il sole tramonti, sarò qui. Veglia sulla malata. Il negro lo seguì fuori della tenda, poi, quando vide che era un bel tratto lontano, s'affrettò a rientrare chiamando ripetutamente la sua padrona.
Il bambino di Maria, il piccolo Mario, s'era destato all'improvviso udendo delle voci in camera, e seduto sul letto piangeva chiamando la mamma e irritandosi perchè non otteneva risposta da lei. Una folla di gente composta della portinaia, dei pigionali, di curiosi, empiva la stanza, e il bel corpo abbandonato era profanato dagli sguardi di tutti.
Garibaldi, reso feroce dalla disperazione, irrompeva dalle mura di Roma come Ettore chiamando ad alte grida l'Achille de' nuovi greci, ma dal campo nemico nessuna voce d'eroi gli rispondeva, mentre una immensa moltitudine d'armati lo obbligava invano reluttante a riparare nelle mura.
Ahi Pistoia, Pistoia, ché non stanzi d’incenerarti sì che più non duri, poi che ’n mal fare il seme tuo avanzi? Per tutt’ i cerchi de lo ’nferno scuri non vidi spirto in Dio tanto superbo, non quel che cadde a Tebe giù da’ muri. El si fuggì che non parlò più verbo; e io vidi un centauro pien di rabbia venir chiamando: «Ov’ è, ov’ è l’acerbo?».
È Scarlino, il paese nostro e del Capitano,» gli rispondeva Olivo Pina, e sapeva di fargli cosa grata chiamando in tal modo Angiolo Guelfi, poi alludendo al suono delle campane che aveva attirata la sua attenzione, continuò con tuono deciso: «E se ordinate, Generale, gli si fa cambiare suono.» A queste parole il capitano Leggero, che era fra gli ultimi, si fece avanti premuroso, e domandò quanti abitanti vi erano nel paese, e di quanti giovani si poteva disporre.
Per aver parte a' vostri pericoli sono appunto venuto, e, sebbene giunto l'ultimo tra questi degni e fedeli gentiluomini vostri, mi dorrebbe di non essere il primo a seguirvi. Giacomo Pico, diede un'occhiata sospettosa a colui che parlava in tal guisa, chiamando il marchese Galeotto col nome di padre.
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