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Ei diè lor caccia, e dissipati a pieno, Parte i Turchi ha sommersi in mezzo l'onda, Ed or sen viene a noi come baleno A quì rinovellar strage profonda; Intanto col valor ch'avete in seno La patria in gran fate gioconda, O vero in sul morir prendiam diletto Per bella piaga, che ci splenda in petto.

72 Il destrier la magnanima guerriera gli prese, e disse: Pur tel prediss'io, che far la mia imbasciata meglio t'era, che de la giostra aver tanto disio. Di', al re, ti prego, che fuor de la schiera elegga un cavallier che sia par mio; voglia con voi altri affaticarme, ch'avete poca esperienza d'arme.

Ond'è ch'ingombro di piacer terreno entrando il mal fidato messaggero fa ne l'alma sentir del suo veleno. Quinci è che talor cade il mio pensero: ma voi, ch'avete in man la verga e 'l freno, ne 'l ridrizzate per erto sentero. Dello stesso Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo sovente o Donna, e da me stesso sciolto, al bel vostro splendor tutto rivolto, l'ali battendo al ciel mi levo a volo.

Voi, ch'avete nel cielo alto ricetto, Vergini sacrosante, or mei dite. Qual, se sdegno a Nettun cangia l'aspetto, Teme Glauco e Nerco, teme Anfitrite: Ed ei su rote immense aspro fremente Conturba intorno il mar col gran tridente: XLVI Per guisa tal su quell'orribil piano L'alto d'Italia cavalier sen giva Pien di tempesta, e con terribil mano Fiumi di sangue in fra le squadre apriva.

42 Se l'onor vostro, e queste tre vi sono punto care, ch'avete in compagnia, più vi sar

Cosi` disse 'l maestro; ed elli stessi mi volse, e non si tenne a le mie mani, che con le sue ancor non mi chiudessi. O voi ch'avete li 'ntelletti sani, mirate la dottrina che s'asconde sotto 'l velame de li versi strani. E gia` venia su per le torbide onde un fracasso d'un suon, pien di spavento, per cui tremavano amendue le sponde,

O Alberto tedesco ch'abbandoni costei ch'e` fatta indomita e selvaggia, e dovresti inforcar li suoi arcioni, giusto giudicio da le stelle caggia sovra 'l tuo sangue, e sia novo e aperto, tal che 'l tuo successor temenza n'aggia! Ch'avete tu e 'l tuo padre sofferto, per cupidigia di costa` distretti, che 'l giardin de lo 'mperio sia diserto.

ogni basso pensier spento in noi giacque, e un dolce foco, e un bel disio celeste, quel primo ch'a noi gli occhi volgeste, ne le nostre alme alteramente nacque. Fortunate sorelle di Fetonte, ch'udir potranno a le lor ombre liete, i dotti accenti che vi ispira Euterpe! Potess'io pur con rime ornate e pronte com'è 'l disio, dir le virtù ch'avete! Ma troppo a terra il mio stil basso serpe.

DON IGNAZIO. Caro mio don Flaminio, se è disdicevole a tutti tener memoria dell'ingiurie, quanto si denno in minor stima aver quelle che accaggiono tra fratelli? e poi per liti amorose? E questo ch'avete voi fatto a me, l'avrei io fatto a voi parimente. Mi sète or cosí caro e amorevole piú che mai foste, e in fede del vero io vengo ad abbracciarvi.

135 Se 'l vi ricorda quel ch'avete udito, costei da la spelonca ne veniva, dove Issabella, che d'amor ferito Zerbino avea, fu molti captiva. Più volte ella le avea gi