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Tanto meglio. Siete voi una volgare civetta, Chérie? Non so... non mi pare. Sono civetta molto, questo è certo. Io vi domandavo un po' di cuore, mia cara! Malato? Come me lo volete dare. Un pochino, mi basta. Tutto, sarebbe troppo, è vero? e lo guardò negli occhi, volendoli scrutare. Quello che tu vuoi, cara esclamò lui, un po' follemente.

Benissimo, benissimo, fatemi la corte e rise un poco. Mi accettate? Si accetta sempre un corteggiatore. Poco buona, Chérie, in questo momento! Io? ella domandò, distratta, mentre egli le aveva preso le due mani e le baciava, ora l'una, ora l'altra, con piccoli baci che parevano dei soffi. Le vostre mani sono più buone delle vostre parole e si chinò per darle un bacio sulle labbra.

Chérie pensava, naturalmente. «Ma se ella non lo amava più, da tempo, che cosa è dunque finito? chi ha tradito PaoloPerò nulla ella diceva, di ciò, intuendo un mistero dell'anima, che non poteva misurare, apprezzare. Prono sul divano, singultando, Paolo continuava a dire: Tutto è finito... tutto è finito.

Allora, è inteso che mi fate la corte? disse Chérie, ridendo e battendo le mani. È inteso. Continuate, allora. Egli la guardò trasognato, e tacque. Chérie si era subitamente fatta pensosa. Siete stata sola, a Saint-Moritz? e fece uno sforzo per parlare. Solissima. E Carlo? Carlo è partito ella disse, a bassa voce, voltando il capo in l

D'altronde, dapertutto, per dire di lei, non la si nomina che come Chérie: il suo nome è ripetuto spesso, nei colloqui dei giovanotti alla moda, massime fra quelli più intelligenti e più veri amatori delle donne: anche le signore, talvolta, parlano di lei, ma quando sono sole e di sfuggita. Ella non firma che Chérie i suoi biglietti mancanti di ortografia, ma non mancanti di grazia.

Ella lo guardò: sorrise appena: poi disse, con quel suo tono di mistero, che facea parere molto più profonde le cose che ella dicea. Chi lo sa! Chérie, io sono un infame e un inetto! Paolo, Paolo, taci... tu esalti i tuoi nervi... tu aumenti il tuo turbamento... Chi tradisce, è un infame, Chérie, non vi può essere piet

Oh Chérie, non mettermi alla disperazione! Tentare... tentare... E come? Come? Partiamo insieme ella le disse, levando il bel viso florido e guardandolo coi suoi grandi occhi nuotanti nell'azzurro. Partire, per dove? Dovunque, lontano... partire... Partire, come, quando? Oggi, fra poche ore, insieme. Chérie, Chérie, è impossibile! egli esclamò, dolorosamente. Perchè, impossibile?

Chérie? Sei più tranquillo, ora? . Vuoi ascoltarmi? Puoi? , . Tu sei malato, Paolo: tu dicevi il vero, ieri: sei molto malato. Molto, molto, molto diss'egli, con un'insistenza di voce e di espressione, guardandola coi suoi occhi smarriti. Vuoi tentare di guarire? Vuoi? gli domandò lei, con la sua voce cantante e seduttrice. Oh non è possibile, non è possibile! Tentare, soltanto?

«=L'Idea Nazionale=» (Simplex): «L'una figura e l'altra (Luisa e Chérie) sono tragicamente vive, e spira dal racconto sempre commosso, ansioso, mai stanco dalla loro storia, un profumo intenso di martirio che riconforta nel lettore lo spirito di giustizia inesorabile contro chi, con la sua malvagit

, Chérie è sentimentale, buona e anche un poco sciocca, Ha una sentimentalit