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Aggiornato: 21 giugno 2025
In quel giorno, signore, abbandonato, schernito, maledetto da quei ch'oggi s'avviliscono più di menzogne e di lodi davanti a voi, andrete, vittima espiatrice di Roma, a morire in esilio. Il culto dei nomi, esaurito nell'ultima formula, svanir
Nè vostro impero ancor che bello e raro, nè d'argento e di gemme ampia ricchezza, che men da chi più sa si brama e prezza, vi fanno al mondo sì famoso e chiaro: quanto l'aver, Signor pregiato e caro, la ben nata e gentil anima avvezza, con severa pietate e dolce asprezza perdonar, e punir, ch'oggi è sì raro.
E per questo io dissi a insegnamento e a conforto: a insegnamento perchè nessuno dimentichi, che, qualunque sia il nome scritto in fronte ai decreti di Francia, gli uomini ch'oggi vi reggono, Barrot, Tocqueville, Thiers, Dufaure e i simili ad essi, son gli uomini della monarchia, i predicatori del sistema misto costituzionale: a conforto, perchè un governo senza principio, senza fede in una morale comune, è condannato a travolgersi rapidamente di crisi in crisi, e cadere.
E ciascun che non basso abbia l'ingegno Ammira que' giovanti cenobiti, Ch'oggi il diffamator con riso indegno Pinge ozïosi, inutili, insaniti: Senza i loro intelletti, avrebbe il regno D'ignoranza coverto i nostri liti: Ingratitudin dementò la terra, Quando in sua civilt
Andate, ch'oggi ci rivederemo; ché vuo' dar conto a questi gentiluomini che m'han tanto favorito, di quanto è successo. PSEUDONIMO. A rivederci. PEDANTE. A rivederci.
Poi diè le spalle ai monti di Carena, e sopra i Cirenei prese la strada; e traversando i campi de l'arena, venne a' confin di Nubia in Albaiada. Rimase dietro il cimiter di Batto e l'gran tempio d'Amon, ch'oggi è disfatto.
È bella cosa, è ver dicea Dodone, ma quando intendi il mondo vada male, so che il tacere è cosa da poltrone, e de' corregger l'uom per quanto vale. So ch'oggi una bagascia è la ragione, ché l'avete mandata all'ospedale per soggezione, e con rispetti umani e finte indifferenze e baciamani.
Piú oltre non vo' dir della materia, ch'oggi forma la storia del re nostro; dico sol ch'è ridotta una miseria, ch'io mi vergogno a consumar l'inchiostro. Ma sopra tutto la faccenda seria, cambiati paladini, è il fatto vostro, e che in casa pel figlio e per la figlia e per la suora non abbiate briglia. Era Turpino rigonfiato e avria quattr'ore ancora seguitato a dire.
Quando vostro fratello scriveva da Terni le parole che stanno in capo al mio scritto, voi eravate al suo fianco. La causa sacra per la quale egli e voi eravate presti a combattere, era la stessa ch'oggi chiamate demagogia. Il governo agli ordini del quale voi ambivate sottomettervi era, come il nostro, governo d'insurrezione; decretava, come il nostro, l'abolizione del potere temporale del papa.
Capitano, ecco la sua casa: voi lo serrate qui ligato; e voi altri entrate e cercate la casa, ché le trovarete, se non l'ará sbalzate in altra parte. PANFAGO. O Dio, che cosa avete inventato contro di me! Troppo acre vendetta per sí picciola offesa. ALESSANDRO. Che vendetta, ladronaccio? pensi con le tue paroline scappare ch'oggi il boia non ti abbia a far una pavana senza suoni sovra le spalle?
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