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Aggiornato: 2 maggio 2025


E dandole il braccio l'accompagnò fin sulla soglia. Quand'ebbe richiusa la porta dietro a sua madre e a suo fratello Eugenio, egli s'avviò pian piano al suo banco, accese una lampada ad alcool, e tirò fuori da un cassetto una catenella d'oro di cui s'accinse a saldare le maglie con la stessa minuziosa sollecitudine con cui avrebbe cesellato una coppa o sfaccettato un diamante.

Allora... oh, allora sentì che era salva!... Si accomodò in fretta le vesti, la mantellina, il cappello; si guardò attorno un'altra volta, come incerta, esitante, poi, ad un tratto, parve risolversi e si avvicinò alla scrivania, aprì un cassetto: c'erano le sue lettere unite insieme, legate col nastrino azzurro.

No, mia cara, non è questo l'amore, è... l'hai detto tu stessa, è la gelosia: ma nemmeno la gelosia; aggiunse l'avvocato leggermente freddo ed ironico, è la sciocchezza della gelosia, nient'altro. Ora coricati, se ne parli mai più. Mi dirai a quale uso destini... E col dito Paolina segnò il cassetto dello scrittoio. Zaeli scosse negativamente la testa.

Mio Dio, Ti supplico, ginocchioni, gettato a terra Ti supplico, fammi morire! Ho letto le memorie dell'anno scorso. Mio Dio, fammi morire. Risparmiami un altro anno di tormenti. Trovo nel cassetto una memoria che mi diede Vittoria. Oh piango! E devo scrivere pei musei e pelle biblioteche. Ho lavorato cinque ore. Scendo. Trovo i confetti della sposa. 21 febbraio. Perchè sono sconfortato?

Ne diedero subito l’annunzio funebre alla famiglia, e ricevettero le più affettuose condoglianze, e un cassetto contenente i più bei fiori del giardino, raccolti e spediti da Maria per ornare di belle ghirlande la candida bara della morticina.

Egli scriveva dei versi, che voleva gettarle nella finestra aperta; ma i versi si accumulavano e rimanevano nel cassetto. Essa voleva fermarsi, quando egli fosse apparso, e voleva rispondere con un sorriso al suo sguardo; ma continuava invece a fuggire e il sorriso rimaneva sempre inedito. S'erano incontrati più d'una volta anche per via e una volta anche in teatro in due palchi vicini.

Intanto che parlava piegava infatti i quattro biglietti da cento lire ciascuno e con una esattezza più femminile che magistrale, li poneva nella scatola, introduceva il braccio entro il cassetto e la spingeva agli estremi confini. Paolina non fece motto, ma al cattivo pensiero che le corse nella mente sentì piegarsi le ginocchia.

Nel cassetto, lucido di untume, erano sparse alcune monete di rame tra cui luccicavano tre o quattro piccole monete d’argento. Potevano essere, insieme, cinque lire. Passacantando, senza dir nulla, raccolse le monete e si mise a contarle su ’l banco, lentamente, tenendo la bocca atteggiata al dispregio. L’Africana guardava ora le monete, ora la faccia dell’uomo, ansando come una bestia stracca.

Per un istante credette di doversi rimettere a letto. Se non tornassi più... disse dopo alcuni minuti con voce tremante. Dove vai? Tanto deve accadere presto! Vuoi piangere? l'interruppe Bettina. No, no, mangia le frittelle: sono nel cassetto. Torna presto. Forse. Va pure. A Tina la parola parve avere un altro significato: uscì barcollando.

Maria aveva preso silenziosamente da un cassetto un libro francese e pareva voler dire a Roberto: Quand'è che ripiglieremo le nostre lezioni? Egli indovinò il suo pensiero, e le chiese: Dunque ha studiato da sola? Ormai capisce quello che legge? Mi par di . Via, mi faccia sentire. Avvicinò la sedia a quella di lei, e si mise in ascolto. Ella incominciò a leggere. La sua voce tremava.

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