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Matteo Vento al chiaror della luna potè muoversi liberamente, come se fosse in casa propria. Andò alla tavola, tolse il cassetto e vi spinse entro le mani. Trovò sùbito quattro mucchi di scudi, oltre una scodella di legno piena di spiccioli, coi biglietti di banca. Se ne empì le tasche e buttò la tavola per terra. Indi corse alla finestrola e con la mazza fracassò un paio di lastre.

Ecco i gioielli.... E il principe tolse da un cassetto, ove li avea riposti, varii astucci. Il negoziante russo guardò i diamanti e impallidì.... Prese una lente, che portava sempre con , raccostò all'occhio destro, e guardò di nuovo. Poi riposò sul tavolino i gioielli e la lente. Ma non parlava. E dunque? chiese il principe. V. E. tien molto a questi gioielli? domandò Samuele.

La signora si mosse di scatto, si accostò allo stipo, fece l'atto di aprire il cassetto, e lo trasse fuori tutto. Allora molte persone videro la collana, che era stata gettata dietro al cassetto, spinta verso la parete estrema del mobile. L'abate allungò il braccio, prese la collana, e la porse alla principessa.

La Varedo diede un ordine al cocchiere che rimontò per San Pietro in Vincoli, traversò Via Cavour e per Via dei Serpenti e Via della Consulta si diresse alla Piazza del Quirinale ove un gruppo di curiosi oziava dinanzi alla reggia. La fisonomia smorta della signora Daria si animò tutta. Oh, se vedessimo i Sovrani! Niente di più probabile disse il cocchiere voltandosi da cassetto.

Se la forza le fosse bastata, con un colpo avrebbe volentieri fatto saltare quel cassetto, che credeva le nascondesse uno scambio di sentimenti, una ardente passione, che la defraudava di tutto, anche delle rare e misere gioie concessele dal suo matrimonio.

Per consolarsi del crudele destino, alla vigilia della partenza, il fanciullo entrò nella bottega, aperse il cassetto molto gentilmente, e si imbottì le saccoccie di mutte piemontesi, moneta antichissima e alquanto sbiadita.

Giammai erami sembrato così allegro come in quel punto; nell'attraversare il suo appartamento si arrestò innanzi ad un cassetto come colto da un'improvvisa idea; e trattine due pezzi d'osso che si configgevano l'uno nell'altro, mo li porse sorridendo perchè io li esaminassi. A che serve questo arnese?

La fisonomia di don Francesco si faceva sempre più cupa, ed il morente ne sembrava spaventato.... No, continuò poi, io non distrussi quell'atto ingiusto, quella carta fatale: ma voglio farlo adesso.... datemela! È sola nel mio scrigno, nel cassetto a destra: eccone la chiave, che portai sempre sopra di me.... Tenete, conte;.... l

Ecco qui. Va al tavolino per aprire il cassetto. GIOVANNI le va vicino, piano. Te n'hai per male? No. GIOVANNI c.s. Per la pace. . Sorridimi, cara, sorridimi. Come sei buono! GIOVANNI c. s. E.... badaci ancora. NENNELE c.s. Non temere. A Giulia. Qui ci sono sessantatre lire e trenta centesimi. Qui c'è il libro delle spese, e questi sono i libretti dei fornitori.

Essa diceva: Fate così; le camice da una parte, le mutande dall'altra, e nel mezzo le cose minute, i fazzoletti, le calze, le cravatte; vedete, ci sta tutto in un cassetto, nell'altro potete mettere i vestiti. Ma non c'è l'attaccapanni? disse Carlo. , ma è meglio lasciarlo libero, vedrete che in poco tempo sar