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Aggiornato: 10 giugno 2025
Giovanni aveva condotti nella camera del signor Basilio uomini arrischiati e pronti ad ogni suo cenno: a costoro affidò l'Angiolina svenuta, e quanto a me volle egli stesso darsi cura di questo, com'egli lo chiamò, carissimo peso. Ei temea sempre di perdermi nuovamente. In breve fummo condotte in una barchetta che ci attendeva nel fosso vicino e di l
MANGONE. L'uomo che qui vedete, dice ch'è napolitana, figlia di uomo nobile e di gran qualitade. DOTTORE. Certo che m'è carissimo, ch'essendo di buon legnaggio e avendola per moglie, arò meno reprensori; e se per rispetto del mondo faceva prima resistenza alle mie voglie, or le farò correre a tutto freno. Gentiluomo, vi prego a narrarmi quanto sapete di lei.
Coll'accarezzarli, coll'abbracciarli, colle promesse, tanto ottenne che alla fine s'acchetarono; un certo silenzio relativo si stabilì nella stanza, ed egli potè dare tutta la sua attenzione alla compilazione della lettera per lo zio droghiere. La qual lettera riusci del tenore seguente: «Carissimo mio signor zio e padrino.
Però, figlia, perdona a tuo padre, il quale falsamente informato ha cercato d'offenderti; e ti giuro che io ho sentito la penitenza del mio peccato senza che voi me l'avesti data. Vieni e abbraccia il tuo non occisore ma carissimo padre! CARIZIA. Ancorché m'aveste uccisa, o padre, non mi areste fatto ingiuria: la vita che voi m'avete data la potevate repetere quando vi piacea.
Non saremmo per altro lontani dal credere, che per quelle appunto abbia sollecitato di venire in Italia e d'esser collocato in tal posto che gli rendesse più lungo e più potente il braccio. Sia dunque l'esecrazione sullo stolido suo re, che non indugiò ad aderire a' di lui desiderii; sia lode a Dio, che gliene fece di poi pagar carissimo il fio.
Il giorno 16 il generale Lamarmora si recava a trovar Garibaldi a Nuvolento i due generali si stimavano a vicenda, e certo devono avere parlato sulle mosse ulteriori della guerra. Il 17 Garibaldi mandava a Turr che era a Brescia a curarsi la ferita la seguente lettera: Carissimo amico,
Tantochè il nostro Antonio, quand'ebbe scritto in alto del foglio: «Carissimo mio signor zio e padrino» e si volle concentrare per mettere insieme idee, non ne potè raccappezzare pur una in quel rumore di voci, di passi, di grida, che gli si veniva facendo dintorno.
Ed unite poi, perfettissimo accordo, ne risulta quella armoniosa voluttá che si spande sugli animi degli uditori, e a poco a poco li induce all'oblio intero delle cure moleste ed al sentimento carissimo della loro origine celeste.
Caminate, fratello. LAMPRIDIO. Andatemi innanzi, sorella. OLIMPIA. Io vo, fratello carissimo. LAMPRIDIO. Vi seguo, sorella. O dolcissima conversazione! MASTICA solo. MASTICA. Non dubitate, fratelli e sorelle: giá da ora cominciate a far entrare in suspetto Sennia dell'amor vostro.
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