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Aggiornato: 28 giugno 2025
Le chiese di Como sonarono una dopo l'altra, lentamente, le dodici: quello squillo secco e prolungato di campane nel silenzio notturno aveva un non so che di tragico e di solenne, che scosse Paolo dal suo tedio e dalla sua immobilit
Le campane di Bilbao, nell’alto sole, battevano il tocco. Un dragone di Alfonso XIII camminava davanti a noi, come se la sua terribile spada governasse l’intero mondo. Tra gli alberi profumati alcuni monelli scalzi fumavano con molta seriet
Quindi gli stessi tocchi a S. Marco, ai monasteri, al'Annunziata; finalmente un martellamento generale di tutte le campane delle chiese di Milano, un vasto frastuono, un agitarsi in turbine sonoro di tutte le onde dell'aria.
Al suo passaggio tacevano le clamorose brigate, si scoprivano, e si mettevano nel corteo: e intanto le campane, proseguivano a mandar lontani nei monti, i loro suoni lugubri, a turbare, a commovere, a mettere in pensieri i borghigiani fuggiti, che ignoravano per qual morto suonassero i funerali.
Fatti pochi passi sulla Via Dogana, le grosse campane di Scarlino cominciarono a suonare per una qualche funzione religiosa. Il paese era vicino, lì sul prossimo poggio, il vento favorevole, il suono bello e maestoso, e tutto ciò, e la giacitura del paese, veduto da quella parte, così fabbricato per lungo sul crinale del poggio, faceva credere Scarlino molto più grande di quello che fosse.
Fatto sta, che nello stesso istante, nel quale le campane cessano di suonare, il volto del dormiente prende l'antica espressione di terrore e le sue labbra si schiudono all'antico gemito doloroso, fugato dal suono dei sacri bronzi. Un infermo? No, che sul comodino non ci sono boccette di medicine, scatole con pillole, polverine. Ed allora?
L'ancora, mi disse un fabbro nudo fino alla cintura, re d'una fucina in cui si profondava fino alle caviglie nel polverio nero, s'arroventava la gola e lagrimavano gli occhi può pesare da 150 a 4000 chilogrammi, e alzava un martello da venti, lasciandolo cadere su un'incudine suonante come un concerto di dieci campane.
Veramente tradita; a che pro illudersi?... Le campane della parrocchia la scossero finalmente; era mezzogiorno, e in quel punto la sua donna di servizio batteva discretamente all'uscio per dirle che la colazione era pronta. Mangiare?... mangiano forse le donne tradite?! domandò a se stessa. Lasciatemi sola, rispose con debole voce.
Ella ricordava. Quanto l'avevan fatta piangere quegli spettacoli di mestizia, e quei suoni che s'intonavano alla dolcezza dell'ora! Il crepuscolo nella campagna per lei era stato, durante lungo tempo, il più pauroso momento della vita. Aveva perduto Brunello. Tutto diceva che non sarebbe tornato mai più; e non aveva persone a cui confidarsi. Le campane singhiozzavano qua, l
Insomma Carlinetto sarebbe stato dimenticato per sempre, se la sera del diciotto dicembre, tre anni dopo il matrimonio di quell'asinaccio, Battistone non avesse domandato, spiegando un foglio sul tavolino: Indovinate chi mi scrive. Nessuno era indovino. È Carlinetto che scrive. Ahi! Campane a stormo! Tutti pensarono che il povero ragazzo venisse a invocare la misericordia dei vecchi amici.
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