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Bene, bene! e dica: sente dei dolorini per la vita? Affatto. Bene, bene! naturalmente mangia pochino? Al contrario: mangio di buon appetito. Bene, bene! e.... ogni tanto ha dei capogiri? delle nausee? Mai; assolutamente mai! Bene, bene! allora le darò certe polverine che le faranno passar tutto questo.

V'immaginate un medico enciclopedico, che sa tutto, che non consulta che stesso, che si sbarazza in un'ora di cinquanta o sessanta ammalati raccolti nell'ottagono, alla presenza di tutte le guardie che vanno e vengono, di tutti i prigionieri che passano e ripassano, e che deve limitare le sue ricette a cinque giorni di latte, a delle polverine innocue o al pane bianco con tre dita di una carne soriana che non si lascia masticare che dai denti d'acciaio, in quattro dita di brodo così detto o di minestra così detta al brodo?

In una infermeria, dove non ci sono che dei letti, una cassetta di polverine, un vasetto di tintura di iodio e della liquirizia per i catarri stomacali e le tossi che non lasciano dormire, anche un infermiere come il 193 non può fare molto.

Fatto sta, che nello stesso istante, nel quale le campane cessano di suonare, il volto del dormiente prende l'antica espressione di terrore e le sue labbra si schiudono all'antico gemito doloroso, fugato dal suono dei sacri bronzi. Un infermo? No, che sul comodino non ci sono boccette di medicine, scatole con pillole, polverine. Ed allora?

È un'infermeria che non ha nulla. Tutti gli ammalati sono curati con delle polverine di calomelano, di bismuto e magnesia e di bicarbonato di soda. C'è qualche pennellata di tintura di iodio per i reumatismi e i dolori acutissimi e basta. Il cavadenti è un condannato. È un vero miracolo che egli non abbia mai smascellato qualcuno.