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Aggiornato: 27 luglio 2025


Rimanemmo alcuni minuti in quell'attitudine, senza parlare. Gli olmi stormivano. Il tremolio innumerevole dei fiori gialli e violacei, che ammantavano il muro sotto la finestra, incantava le mie pupille. Un profumo denso e caldo saliva nel sole, col ritmo di un alito.

Era ne la stagion ch'i verdi prati d'ogni intorno fiorian; fiorian le rose, e cantavan gli augei tra i novi fiori, quando prima ti vidi; e come prima ti vidi, così ratto al cor mi corse, mosso da la virtù de' tuoi bei lumi, con gelato timor caldo disio. Da quel innanzi entro 'l mio petto chiuso ho continuo portato il foco e 'l ghiaccio. E gi

Alberto Varedo cominciò con una discreta allusione alle sue angustie domestiche che alla Camera non fece caldo freddo, ma gli conciliò la simpatia di buona parte del pubblico.

D issi queste parole e passo passo I' m'avvicino, losingando, a lei. V enne dunqu'ella, dolce mormorando, I ntratami nel sino a starvi ad agio. B asci soavi quella mi porgeva, E d io basciava lei, non men insano, N on men caldo di quel che fui davanti.

Anche l'altra notte, con un caldo sciroccale che levava il respiro, la povera creatura moriva sempre regolarmente di freddo. Ve ne potrei dire altri cento, di simili chiapparelli, ma mi limiterò a quello del fiasco rotto. Una sera, passavo per piazza di Sant'Ignazio e vidi un gruppetto di gente, presso la scalinata della chiesa, attorno a un monello, che mandava gemiti strazianti.

Percorre tutto il Nilo riempiendo di profumi i tre mila otri che suonano fragorosamente sulle sue spalle scattanti. Entra nel lugubre caldo foltore d'oro torrido intrecciatissimo e compresso della sua Abissinia amata. Sono mesi e mesi che non piove, e la mirra balsamica suda fuor dalla corteccia un umore inebriante e languidissimo.

Qui tutto è vero e caldo come fiamma viva; qui spira l'alito di una poesia originale e potente. L'ombra dell'Imbonati, in conformit

E tu, che cosa fai? domandò il più giovane, mentre un grande colpo di tosse ne scuoteva lo scarno petto. Questo, disse l'altro e, alzatosi, avvicinò un elegante stipo di legno lucidato, dalle grosse borchie di bronzo giallo, caldo. Premette una suola ed aprì una porticina. L'altro vide alcuni ordigni di metallo giallo, piccolini, rotondi, lucidi. Quattro! mormorò.

A costoro ho dato a ministrare il Sole, dando lo' el lume della scienzia e il caldo della divina caritá e il colore unito col caldo e col lume, cioè il Sangue e il Corpo del mio Figliuolo. El quale Corpo è uno sole, perché è una cosa con meco, vero Sole.

Ne la bella stagion, che 'l Sol rimena Più lunghi i giorni, ed ei più caldo appare, Tu sul vago mattin presso l'arena In snella prora trascorrevi il mare; Mormorava nel cielo aura serena Onde erano a mirar l'onde più chiare, Il mondo tutto di belt

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