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Qual suole il fiammeggiar de le cose unte muoversi pur su per la strema buccia, tal era li` dai calcagni a le punte. <<Chi e` colui, maestro, che si cruccia guizzando piu` che li altri suoi consorti>>, diss'io, <<e cui piu` roggia fiamma succia?>>. Ed elli a me: <<Se tu vuo' ch'i' ti porti la` giu` per quella ripa che piu` giace, da lui saprai di se' e de' suoi torti>>.

Certe mattine la veniva a vedere la Nunziata, una vicina che le avea dato latte quando Bettina non ne aveva. Povera piccina! faceva povera Chiarinella mia! Le portava un'arancia fresca, sedeva accosto al letto e si metteva a toglierne la buccia e la pellicola, dividendola a spicchi che la bambina succhiava avidamente, in silenzio. Par nata muta diceva Bettina, quando ne parlavano.

cosi` di retro a noi, piu` tosto mota, venendo e trapassando ci ammirava d'anime turba tacita e devota. Ne li occhi era ciascuna oscura e cava, palida ne la faccia, e tanto scema, che da l'ossa la pelle s'informava. Non credo che cosi` a buccia strema Erisittone fosse fatto secco, per digiunar, quando piu` n'ebbe tema.

Veramente, all'aspetto pareva uno zotico villanzone; ma egli era come le melagrane, le quali non hanno di ruvido che la buccia, e celano a centinaia i rubini nel grembo.

Ma, a dire il vero, esso v'avea la gola; che vivanda era troppo delicata: e riputato avria cortesia sciocca, per darla altrui, levarsela di bocca. 11 La damigella non passava ancora quattordici anni, ed era bella e fresca, come rosa che spunti alora alora fuor de la buccia e col sol nuovo cresca.

così di retro a noi, più tosto mota, venendo e trapassando ci ammirava d’anime turba tacita e devota. Ne li occhi era ciascuna oscura e cava, palida ne la faccia, e tanto scema che da l’ossa la pelle s’informava. Non credo che così a buccia strema Erisittone fosse fatto secco, per digiunar, quando più n’ebbe tema.

cosi` di retro a noi, piu` tosto mota, venendo e trapassando ci ammirava d'anime turba tacita e devota. Ne li occhi era ciascuna oscura e cava, palida ne la faccia, e tanto scema, che da l'ossa la pelle s'informava. Non credo che cosi` a buccia strema Erisittone fosse fatto secco, per digiunar, quando piu` n'ebbe tema.

La Comare lo vuotò per bene, e rimasta la buccia sola, ci battè sopra colla bacchetta fatata, e in un attimo il cetriolo si mutò in una bella carrozza tutta dorata. Dopo, andò a guardare nella trappola, dove trovò sei sorci, tutti vivi.

Non rimaneva che la frutta, e questa era rappresentata da grossi mandarini dalla buccia ben sciolta.

Un malato, il numero 34, un vecchio colono da Melito, si levò a sedere sul letto e si sberrettò, con una grande reverenza, mormorando qualcosa. La suora gli rispose con un piccolo moto del capo. Forse gli sorrise, ma le tese larghe della cornetta c'impedirono di vedere. A un posto della sala si chinò, raccolse la buccia d'un'arancia e per l'aperto finestrone la buttò giù nel cortile. Poi sparve.