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Aggiornato: 14 giugno 2025


Per un momento ella pensò agli inquilini della casa; gli Arrighi al primo piano, una famiglia di un conciapelli, che guadagnava sei lire al giorno: la signora Giovanna, alta, bruna, con un'aria da uomo e tre figlie che cucivano di bianco; la mamma aveva per amante un garzone da caffè, e la maggiore delle figlie era innamorata del calzolaio, che lavorava sempre alla finestra dirimpetto alla loro.

La prigione, ove Damiano stava intanto aspettando la fine del processo, che l'aveva incolto così in mal punto, era un camerotto umido, basso che rispondeva nel cortile delle carceri, di fronte a una muraglia bruna, altissima. In quella s'aprivano alcune rade finestre quadrate, munite di doppia inferriata, e mezzo nascoste da un assito inclinato, ond'era tolta ogni luce, ogni vista, fuorchè d'un lembo del cielo che da codesta specie di spiraglio potevasi contemplare. Erano le carceri comuni; e, per mancanza di luogo, chiunque venisse condotto in quelle triste mura vedeva passar non pochi fra la compagnia de' ribaldi d'ogni stampo, che quasi senza tregua sottentravano l'uno all'altro. Damiano, chiuso dapprima nella carcere comune, aveva di l

La chioma bruna scende in molli anella Sul collo bianco e sul farsetto umile, Ha l'occhio grande e ner, parvenza snella, E il sorriso sul labbro giovanile, Mentre lo sguardo è gi

Drollino non si fermò a dar spiegazioni, corse via sempre di carriera, e scomparve quasi subito nella direzione dei pascoli. La carrozza coi quattro cavalli non giunse che venti minuti dopo. Alla torre bruna del campanile, l'orologio, serio e grave, annunziava le dieci e mezzo.

Aveva avuto qualche maestro privato, una istitutrice giovane e bruna che stava presso suo padre, e di cui udiva parlar molto male da sua madre. Egli non ascoltava se non ciò che poteva divertirlo, si faceva una specie di coltura a brani, e un giorno voleva dipingere come Clara Dolores, un altro prender le sue note di viaggio come Fabiano, un terzo vivere non facendo nulla o guidando i cavalli.

Ci volle un bel tratto a giungere a Camerlata, e quando arrivai ero fradicia. La folla dei coscritti e dei parenti s'era riparata sotto la piccola tettoia, dove si stava pigiati che non si poteva muovere un dito. Ma io ero alta, e rizzandomi in punta di piedi, potevo cercare il mio figliolo al disopra delle teste degli altri. Dopo molto guardare, mi riescì di scorgerla in un angolo la sua testa bruna e riccioluta. Michele era l

Dietro, sola, altiera, avvolta maestosamente nelle pieghe del suo mantello rosso, veniva la bruna; nulla si leggeva nelle linee del bellissimo volto; ella non dava segno di dolore o di sdegno: chiusa in , nella forte e coraggiosa anima sua, non chiedeva compassione.

Abita qui, domandò egli ad una donna, che vide ferma sulla porta di una casa poco lontano, abita qui una giovane signora, bruna, vedova, con due bambini?... Illustrissimo no, rispose l'interrogata. Il cavaliere di Malta non ne fu sconcertato; certo era quasi impossibile trovare colei che cercava nella prima casa, in cui ne aveva chiesto.

Quante lusinghe, quante speranze, quale completo abbandono in quelle parole ch'io interpretavo con una larghezza d'idee che Fulvia non ci aveva posta nel dirle! Guardai la testa bruna di Fulvia, la sua persona casta e graziosa, e tutto un paradiso d'amore mi si aperse alla fantasia esaltata.

Si era lasciato crescere la barba ed era tutto vestito di tela, con un gran cappello di paglia, abbassato sopra gli occhi. Ma ella, sotto pretesto di guardar bene alcuni vasi chiusi in una vetrina, si avvicinò a Giorgio, e quando lo ebbe ben guardato disse ridendo: Riconosciuto, signor duca, malgrado quella tinta bruna e quella barba. Ah, ah! è la Spagna che ci trattiene lungamente!

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