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I soli che si prendono cura di noi, che ci difendono, disse tra e , ed il suo pensiero volò da quell'umile parroco al grande, che allora reggeva le sorti dell'arcidiocesi, e del quale tutti parlavano come di un sant'Ambrogio redivivo, del conte Carlo Borromeo, il nipote del Papa che, nominato quasi fanciullo arcivescovo, era l'uomo di Dio e della Provvidenza, il padre dei poveri.

Ivi ottennero di formare una chiesa, diretta in prima dal Beccaria, il qual poi tornò fra i Grigioni a Mesocco, diffondendovi le sue dottrine, finché sturbatone da Carlo Borromeo nel 1561, si ritirò a Chiavenna. A Zurigo gli successe nel 1555 Bernardino Ochino, famoso cappuccino da Siena che aveva errato per Germania e per Inghilterra, applaudito e perseguitato. Ivi stesso ebbe cattedra di teologia e d'ebraico Pietro Martire Vermiglio, che gi

»Milano, 27 aprile 1814. »VERRI, presidente, Giorgio GIULINI, Giberto BORROMEO, Giacomo MELLERIO, PINO, generale di divisione, Giovanni BAZZETTA.

Era questi morto l'anno avanti; e noi siamo alieni dal supporre al sant'uomo facinorosi consigli. Scrivendogli lo Speciano temere che i Valtellinesi non rompessero in aperta ribellione, e si gettassero in braccio a re Filippo, il Borromeo gli rispose che stava mallevadore della regia volont

Erano applausi al Castellano che uscito dalla casa delle sorelle si recava col Borromeo ed il rimanente di sua comitiva alla volta dell'arsenale, con che soddisfacendo al desiderio dal Conte enunciato di esaminare partitamente quel vasto edificio, famosa officina d'armi e di navi, assecondava la propria mira che era di far nascere in lui più grande ed energica l'idea della sua potenza per guadagnarne lo spirito interamente.

La bella e sventurata figlia di Falco, condotta ad Arona da Margarita Medici fatta sposa al conte Giberto Borromeo, si chiuse in un chiostro e consunta dalle lagrime incessanti e dai dolore, morì tra quelle mura prima dello spirare di un anno.

Quando il fuoco è dentro, bisogna venga fuori il fumo: e il Borromeo veniva rapportato ai Grigioni di aver intesa cogli Spagnuoli per tornare ad essi la Valtellina. E per verit

Gabriele pose il maggior numero de' suoi soldati in giro nell'interno dello steccato a proporzionate distanze, e fece rimanere il restante all'ingresso dello steccato medesimo aperto fra le due tende erette di fronte al padiglione del Castellano. Dopo l'uscita delle due squadre d'uomini d'armi della Fortezza ne discese Gian Giacomo seguíto non solo dalla numerosa comitiva de' principali suoi comandanti e cortigiani, ma avente seco eziandio un ospite riguardevolissimo il quale si era il giovine conte Giberto Borromeo signore d'Arona. Arrivato il giorno antecedente a Musso di ritorno d'una gita fatta in lontani paesi, aveva voluto visitare Medici nel suo Castello, poichè da lungo tempo le loro famiglie erano strette in amist

La mattina del 21, e mentre che la plebaglia furibonda stendeva tavole di proscrizione, il Consiglio comunale elesse una reggenza provvisoria, composta del generale Pino, dei conti Carlo Verri, Giacomo Mellerio, Giberto Borromeo, Alberto Litta, Giorgio Giulini, e del signor di Bazzetta: tutti i quali, tranne il generale Pino e il conte Carlo Verri, erano Austriaci più o men puri.

Il padiglione del Castellano appariva fra tutti bellissimo: nel mezzo stava seduto egli stesso col berretto piumato, il mantello alla foggia spagnuola sopra un sottabito di raso ricamato in oro; gli pendeva al fianco una spada di brillantata impugnatura con guaina coperta di velluto purpureo e d'aurea frangia: alla sua destra stava il Borromeo, alla sinistra l'Altemps, il fratello Agosto e il Cancelliere, e dietro e dai lati gli altri Capitani.