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Aggiornato: 1 luglio 2025


Bravo Ezio! disse la zia con voce commossa. Improvvisamente il giovane si ricordò che per le undici e mezzo doveva trovarsi col Bersi e con altri amici del Comitato.

Col pretesto di frequenti gite, di scampagnate e di colazioni in comitiva egli era sempre con lei o accanto a lei; e siccome la prudenza non era la virtù principale della bella baronessa, e amore è cieco anche perchè non abbia a vedere i pericoli, ne venne fuori un lieto pettegolezzo, per non dire uno scandalo, che finì coll'impensierire gli amici. Il Bersi ne parlò al Cresti che ne discorse con Massimo, perchè vedesse d'intervenire colla sua autorit

Ecco, si sono battuti qui, stamattina, alle sei disse il Bersi, precedendo il Cresti nel chiuso campicello. Si era fatto di tutto, da parte di noi padrini per veder di ridurre lo scontro ai minimi termini, o, se era possibile di appianare la vertenza con quattro righe di verbale, ma pare che Ezio non si sentisse di fare certe dichiarazioni e una volta esclusa l'arme da taglio, perchè il barone non vede più in l

Cominciò a svolgersi un gran fumo, che spinse la bella compagnia a cercar miglior posto verso il luogo dove Flora e Regina stavano nascoste. Il Bersi per poco non veniva a piantar il suo lampione sotto il castano, dove si appiattavano le nostre due vaghe ninfe. Fu per entrambe un argomento di risa questo fuggi fuggi.

Meno necessario risultò il Cresti, che accettò volentieri di tornar subito lo stesso giorno a portar le notizie al Castelletto dov'erano rimaste altre anime in pene. E con il Cresti partì anche il Bersi, che da parecchi giorni non vedeva la sposina.

Mentre scendevano insieme a piedi per il viale ombroso, commentando il doloroso accidente, il Bersi condusse il compagno a visitare il campo della battaglia dove aveva avuto luogo lo scontro, un praticello segregato da due parti dall'alto muro di cinta, che vi faceva angolo, da un terzo lato dal fianco roccioso del colle e chiuso sul davanti da una fitta siepe di agrifoglio.

Ferito gravemente, forse mortalmente..... oh Dio mio! uscì a dire con voce alta e dolente il buon amico, che si credette quasi punito della sua stessa malevolenza. Oh non era possibile una grande disgrazia; no, no: egli non aveva desiderato questo male. c'era a lusingarsi che il Bersi esagerasse. Non era della sua indole e non si esagera mai nel peggio in queste circostanze. Come poteva recare questa notizia a Massimo? come avvertirne di punto in bianco queste povere donne? davanti alla crudele verit

In un altro momento il Bersi avrebbe dovuto pagare l'onore di aver pronunciata una sentenza così seria: ma costui nicchiando continuò: In quanto alla baronessa pare che tu la conosca meglio di me; dicono che ella sappia, come Rossini, pigliare il suo bene dove lo trova: ma è d'una imprudenza fenomenale. Avviso al lettore.

Il barone presentò i suoi amici, il nobile Ezio Bagliani e don Erminio Bersi, al commendatore Zuccani, segretario particolare di S. E. il Ministro delle Finanze al signor Ignazio Bühler, direttore della Banca federale, presidente anche lui del club dei Canottieri di Zurigo.

CALANDRO. Ma dimmi: una spagnuola, che sempre mi baciava le mani, perché se le voleva ella bere? FESSENIO. Bel secreto! Le spagnuole bacian le mani, non per amore che le ti portino per bersi le mani, no; ma per succiarsi li anelli che si portano in dito. CALANDRO. O Fessenio, Fessenio, tu sai piú secreti delle donne... FESSENIO. Massime quelli della tua. CALANDRO. ... che un architetto.

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