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Aggiornato: 5 giugno 2025
Il genovino d'oro, valeva allora quindici grossi, che erano intorno a tredici lire della nostra moneta presente, ma che, fatto il conto dei tempi diversi e dei mutati prezzi delle derrate, potrebbero ragguagliarsi al doppio di questa valuta. E ciò spieghi la meraviglia della contentezza di mastro Bernardo; il quale si avviò gongolante all'abbaino, per dove era gi
Vi ha cacciato perchè non avete voluto smettere di ubbriacarvi disse un certo Bernardo, uomo serio cui non piacevano i pettegolezzi. Ha ragione il signor Curato; non avete a rifarvela che con voi stesso. Come accade in casi simili, tutti si schierarono dalla parte di Bernardo, e Marco si sentì deriso. Ma non si diede per vinto. Bugie! Bugie!... Non è vero niente.
Occhio alla pentola, Bernardo! disse l'ostiere tra sè. Son genovesi, costoro, o ch'io non so più a quanti dì è san Biagio. E ad alta voce soggiunse: No, magnifici messeri; ci sono alcuni passi, ma da non farne conto; buoni per menare al pascolo le capre, e nient'altro. Male! sclamò il Picchiasodo, battendo le labbra.
Qualche volta riesce un po' duro di pagare la taglia; notò il Maso, che si rodeva da un pezzo di non poter dire la sua. Che c'entri tu, mascalzone? Ti paion cose da dirsi, coteste? Eh, mastro Bernardo, soggiunse l'altro, stringendosi nelle spalle, non vi lagnate voi qualche volta, e non avete detto ancora l'altro dì....
Viveva nell'anno di grazia 1844 un uomo bizzarro; esso aveva un profilo di razza diverso dalla nostra, portava nell'animo il pensiero d'un secolo diverso. La sua testa era da mulatto e la mente da medio evo. Pareva quasi un rampollo degli antichi romanzatori un discendente di Roberto di Jersey, di Arnaldo Daniello, di Bernardo Ventadour. Egli era uno di quegli esseri fantastici e visionari perennemente assorti in una chimera, dimentichi della realt
Ohe, dico, mastro Bernardo, non mi spandere il vino; e' sarebbe peccato mortale! gridò il Picchiasodo, affannandosi a rimettere in equilibrio il vassoio, che andava di qua e di l
Perchè non era cane, un cane forte, robusto, da san Bernardo, capace di slanciarsi contro lo straniero, di costringerlo a mettersi alla difesa, di addentarlo, di metterlo in fuga?
Bancone mandò una grossa bestemmia da scandalizzare un vecchio caporale. Ma c'è qui suo suocero: continuò Bernardo. Suo suocero! esclamò il banchiere. E che cosa m'importa dello suocero? Andate a chiamare l'assessore di pubblica sicurezza. Biale s'avanzò. Un momento, di grazia, diss'egli con nobile accento: la prego.
Mastro Bernardo alzatosi appena sulle ginocchia, e notato con grande soddisfazione di non essersi levato di sesto, si diede in quelle tenebre a chiamar la nipote; ma per lei, non senza meraviglia del valentuomo, rispose la voce di madonna Nicolosina.
Un bel garbuglio s'è fatto! andava egli digrumando tra sè. Giacomo in di grosso ha capito quello che dee lasciar credere della sua sfuriata contro il Fregoso. Mastro Bernardo, che è stato cagione di tutto il guaio, non parler
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