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Aggiornato: 2 giugno 2025


Marge, dammi ben retta, disse Mrs Doyle, sedendosi, vasta e risoluta in una poltrona, di fronte a sua figlia. Io ho un'elegante idea. Ho trovato quel che Dio fece per Bertie. Quel che Dio fece, tesoro mio! Batteva il tocco quando Mrs Doyle si alzò per partire. Il volto di ambedue le signore era irradiato da sorrisi.

Io non getto i danari, bensì li giuoco. Alla zecchinetta anche un bufalo mi sbancherebbe. L'oro mi piace a guadagnarlo, non rubarlo. Qui c'è ingegno e astuzia, e batteva le nocche sulla tavola reale, l

E come le batteva il cuore, allorchè, nel far lo scalone, sentiva i passi di Leonardo che, aspettandola, misurava in lungo e in largo la sala! Sia ringraziato il cielo diceva la contessa Chiaretta. Se Leonardo non ha compagnia non ist

Il bottaio, sempre immobile con le doghe in mano, non disse verbo: guardò con la coda dell'occhio mastro Santo, che lo fissava con l'aria più mafiosesca che mai, ed aspettò. Il cuore gli batteva un pochino.

Ad ogni minuto il rimbombo dell'artiglieria, rassembrava una voce potente che ci accusasse di essere lontani dal pericolo: i circostanti campi erano ghiacciati: ghiacciati i fossi che fiancheggiavano la via, eppure si sudava, eppure il cuore ci batteva forte forte nel petto e noi avevamo la lingua fuori.

»Il mio patrigno era un cocchiere e teneva vettura d'affitto. Non occorre dire che appena mi sentii capace di guidare un veicolo, egli stesso m'imbarcava sopra il sedile, se no eran staffilate peggio dei cavalli. Colla differenza ch'egli non stimava abbastanza il progresso delle mie membra, dovuto alla mia forte costituzione, all'esercizio quasi continuo in cui vivevo, e finalmente alla buona cena con cui mi trattavo nelle osterie della via, sempre propense a favorire i cocchieri, colla speranza d'aver viaggiatori. Una sera, secondo il suo solito, dopo d'aver bevuto oltremodo, egli cominciò a maltrattare mia madre, pria con parole, e poi con schiaffi e pugni. Avevo quindici anni e questo pugnale, acquistato nei miei viaggi, mi batteva la cintola, come se vi avessi un cilicio; i miei occhi s'intorbidirono, e non vedevo che sangue. Avevo la sinistra al colletto del malvivente inclinato sulla giacente mia madre, la punta del mio ferro gi

D'improvviso Fathma afferrò fortemente il braccio d'Omar e lasciò uscire dalle labbra contratte una sorda esclamazione. Guardala! diss'ella con voce arrangolata. Guardala! Una donna armata di fucile e affatto sola, era apparsa sul limitare del palmeto. La luna che batteva su di lei, rendeva perfettamente visibili i suoi lineamenti e il costume greco che indossava.

Qualunque cosa la aveva visto, era restata impressa nel suo spirito. Qualunque cosa aveva udito, si era confitta nella di lei memoria. Non sapeva leggere, ma stampellava sulla via del pensiero. Poi, con un pezzo di carbone, sgorbiava le più strambe caricature e per fino i ritratti dei suoi camerati. Grattava un violino. Batteva naccare e tamburino con leggiadria.

-Venite, torniamo indietro. Si; rispose ella con un filo di voce. E voltarono indietro; ma il freddo pungente le dava assai noia, ed ella batteva i denti per tal modo che il suo cavaliere incominciò a temere non fosse per accaderle di peggio. Chiudete bene la vostra mantellina; le disse; intanto sar

Tutti assai giovani, tutti benissimo in gambe, e tutti, se pure non vuoi fare eccezione di questo bel giovane (e batteva la spalla dello studente), al quale l'esser grande e grosso e pasciuto come una vacca spagnuola, non impedisce d'essere poi leggero come una penna di gallina; tutti, dicevo, gettati sgarbatamente dalla fortuna in mezzo al mondo, felici e protetti come i ronzini del procaccia, o come i botoli stizzosi di Bologna, a cui, ne' della canicola, si fa quel trattamento che tu sai; galantuomini tutti ai quali è assai ben nota la parrocchia ove si è stati battezzati, ma se in sajo o in cappa ci corr

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s'alceste

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