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Aggiornato: 3 giugno 2025
I giovani ballavano senza posa; ciascuno s'era scelta la prediletta, e quanto durava la lena dei suonatori, quella de' ballerini durava. Al ricominciar d'ogni ballo, tornava ciascuno alla compagna di prima, e rado era che la cedesse: chi mai lo facesse per generosit
Sarei troppo lungo se volessi enumerare tutte le adulazioni e le bassezze di che mi resi colpevole parlando di cantanti, di comici, di ballerini, di mimi e di istrioni di ogni genere.
Il ballo di madama Thibault si componeva di due categorie di persone: gli attori e gli spettatori. Gli attori erano una ventina di giovani dei due sessi, cui alcuno non conosceva ed alcuno non curava conoscere i ballerini. Le damigelle erano state scelte di una bruttezza sufficiente per non far macchia e servire di rilievo alle vere bellezze.
Di guisa che, quell'anno, non svolazzarono intorno alla bella figliuola che dei ballerini e degli stranieri. Un solo uomo considerevole invitò Vitaliana a ballare e cicalò con lei qualche istante dell'opera del Conte d'Ory e della Favorita. Costui fu il duca di Balbek, uno dei lions del mondo parigino.
A questo progetto ne andava annesso un altro relativo ai mimi, ai ballerini, ai tenori e ai baritoni dalla trachea più o meno dilatata; ai primi dei quali doveva essere inflitta una pena di ridicolo pel diritto di esercitare il loro mestiere, e ai secondi s'imponeva l'obbligo di ricordarsi consistere tutto il loro merito nella forma e nella dimensione della trachea.
I bagordi carnevaleschi, colla ciurmaglia che li accompagna, ci passavano danzando davanti gli sguardi, come i ballerini sulla scena davanti il Re e la Regina.
Si ballò assai tardi, si fecero de' grandi evviva al Sant'Angelo, alla signora Loreta, a tutti, e si vuotarono due grossi barilotti del buon vinello asprognolo e leggiero, che i padroni di casa fecero portare nel mezzo del cortile affinchè ballerini e sonatori potessero di tratto in tratto rinfrescarsi la gola a ripigliar nuova lena per altre sonate ed altri balli.
Qualche senatore gottoso che si faceva recitare gl'Inni Sacri, o l'Addio ai monti del Manzoni: qualche vecchio professore della scuola romantica, qualche pivellino che si raspava la pelle per farsi crescere i baffi, e finalmente qualche ufficiale superiore colla pancia e cogli occhiali, erano i soli adoratori, e i ballerini delle ragazze.
L'aria pura che invase la stanza fu accolta con un grido di gioia, e le coppie dei ballerini uscirono fuori sparpagliandosi sotto il portico, e lungo i viali, in giardino. Era una sera punto fredda; c'era del resto tanto amore e tanto vino in quella gente, da sentir caldo anche sotto la neve. Soli, nello stanzone, rimasero la Veronica e il cuoco.
Questo gran satirico ci presenta ancora la donna crudele ed avvelenatrice; ne ha vedute di quelle che si rovinavano per soddisfare le esigenze dei cantanti e dei ballerini. A Roma non era nemmeno rispettato il talamo.
Parola Del Giorno
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