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Aggiornato: 12 giugno 2025
Quella sera, il conte Gino Malatesti, che aveva mostrato a suo padre tanta ripugnanza contro le visite, il conte Gino Malatesti andò al palazzo Baldovini. Non era giorno di conversazione. Meglio così. Capitolo XII. Una inchiesta misteriosa.
Seppi così che il conte Jacopo Malatesti era morto in esilio volontario a Vienna, mentre il marchese Paolo era divenuto senatore del regno d'Italia; seppi che la marchesa Polissena Baldovini viveva tuttavia, facendo la bella, come poteva.
Non ho dovuto sperimentarlo io? Soltanto dopo che la marchesa è entrata in lizza, allora soltanto, ho potuto esservi utile, ottenere il vostro perdono da Sua Altezza, io, ciambellano antico, io più fedele alla casa del Duca, nei giorni della sventura, che non fossero tanti nobili di più fresca data, compresi gli stessi Baldovini.
Quella sera, secondo l'uso suo, il marchese Paolo andò a visitare la sempre bella Polissena. Le apparizioni serali del potentissimo personaggio in casa Baldovini erano la gloria e la forza della signora marchesa, il cui salotto poteva considerarsi come un'appendice della Corte ducale. Si era sicuri di trovar l
Vi dirò per ora che quella è la vostra camera; interruppe il conte Jacopo. Andate a riposarvi, o a meditare su ciò che vi tocca. Forse, anzi senza il forse, l'alleanza vostra coi Baldovini sar
Pensate a questo, Gino, e finiamola con le vostre ripugnanze inesplicabili. Inesplicabili! Vi piace di chiamarle così; mormorò Gino. Ma io non vi ho detto ancora tutto. Parlate, allora. Siamo qui per dirci ogni cosa. Appunto per questo ho voluto venirvi incontro a Sassuolo. Ebbene, padre mio.... Se non fossi io l'uomo più adatto a far felice la giovane Baldovini.... Se ella amasse gi
Più tardi era venuto un servitore di casa Baldovini ad annunziare che la contessa si fermava a pranzo dai suoi. Tanto meglio! pensò Gino, come il suo servitore gli ebbe fatta relazione della cosa. Era appena entrato nel suo studio, quando sopraggiunse suo padre.
In fondo, poi, non gli era capitato a Querciola il peggiore dei commissarii possibili. Un altro arnese della sospettosa polizia ducale avrebbe potuto spingere più avanti le indagini: voler vedere tutta la casa, per esempio, scoprire nella stalla un bel baio ancora sellato e domandare dove mai il conte Gino avesse preso in affitto quel generoso cornipede. Per fortuna sua, il signor commissario non era stato troppo curioso; era anche un dilettante di musica, un suonatore di violoncello a ore avanzate, e i cultori delle arti hanno sempre un lato buono, moralmente parlando, anche se quel lato è artisticamente il cattivo. Ma forse, a proposito di musica, si poteva sospettare che il signor commissario fosse stato un pochino malizioso. Con troppa compiacenza aveva data la sua notizia teatrale! E non era da supporre che conoscesse le relazioni del conte Gino Malatesti con la marchesa Polissena Baldovini? Forse no, e il caso ci aveva avuta la parte sua, come in tante cose di questo mondo. La citt
Gino avrebbe potuto rispondere a suo padre: «o allora perchè volere questa alleanza coi Baldovini?» Ma egli avrebbe messo in un grave impaccio quel vecchio gentiluomo, che, come tanti e tanti del suo tempo e del suo grado, vedeva nel matrimonio un contratto, stipulato per la continuazione della stirpe, e, dopo ciò, lentamente degenerato in un vincolo di convivenza, e quasi quasi di tolleranza scambievole, sotto le apparenze di una gran dignit
Sicuramente, il giovinotto avrebbe potuto invocare per questa scappata più che le circostanze attenuanti: avrebbe potuto addurre a sua scusa lo aver seguita la marchesa Baldovini, quella bella matta, che aveva una figlia gi
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