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Aggiornato: 29 giugno 2025
«O cortese Cavaliere, se possedete spirito gentile come l'aspetto, non vogliate permettere, che quest'anima si diparta sconfortata senza il vostro perdono: egli vi ha offeso, ma la sua penitenza ha scontato la colpa, ed ora sta per comparire davanti al giudizio dell'Eterno.» «Bel Padre, io non rammento in che quest'uomo mi abbia apportato ingiuria; ma da che dice avermi tradito, io gli perdono.
PANDOLFO. Dunque, non fosti tu che mi desti la sentenza? VIGNAROLO. Non ho detto che mai fui piú di quello che sono ora? PANDOLFO. Se cosí è perdonami, vignarolo mio! VIGNAROLO. Cacasangue! dopo avermi pistato due ore, dici: Perdonami! Il vostro perdono non mi entra in corpo: è un toglier il dolore? PANDOLFO. Se non vuoi perdonare tu a me, perdonarò io a te.
Scusate se mi lascio trasportare. Sono ancora convinto che sarebbe stato meglio mi si fosse seppellito vivo in un sacco, che non avermi fatto espiare ventinove anni di galera senza che il sovrano abbia trovato un minuto per pronunciare la parola perdono. Perdonate, o signori, a un povero peccatore pentito che ha attraversato tutto questo periodo senza un'ora di punizione!
PASQUELLA. So ch'io sentivo dir cosí a lei. GHERARDO. Tu vuoi dire ipocrita, tu. PASQUELLA. Forse. Ma vi dico che sua figliuola sará ancor piú di lei. GHERARDO. Dio il voglia. VIRGINIO. Oh Gherardo, Gherardo! Questa è colei di che aviam ragionato. Oh scontento padre! Forse che si nasconde o che si fugge per avermi veduto? Accostiamoglici. GHERARDO. Vedi di non far errore, ché forse non è essa.
Si prestano ogni giorno vesti, vasi d'argento ed altre cose che pur si logorano; né per questo se ne ha molto obligo a chi le presta. Per avermi io servito di vostri nomi per due ore, e or ve li restituisco sani e salvi e senza mancamento alcuno, dite che gran premio ne volete, che son per pagarlo.
Intanto tacemmo ambedue. Sapevo che niente mi avrebbe diviso da lei, ma il cenno al suo misterioso passato mi empiva d'un inesprimibile sgomento amaro. In pari tempo l'idea di avermi presto a trovar solo con lei, l'idea che forse dopo questo ultimo sforzo ella cederebbe, mi faceva battere il cuore a precipizio. Oh Violet! gridò la signorina Luise venendo verso di noi.
Così almeno ti veggo. Sei pentito adesso, cattivo, di non avermi voluto? Io ti volevo, ma non potevo che attendere nel silenzio angoscioso della speranza, quando le si vela l'immagine del premio. Ho sofferto in quei giorni di prova, specialmente quando sentivo la notte cadermi sul capo come un'altra solitudine.
Nulla avermi tolto estima Neron, fin ch'ei la fama a me non toglie. Tutto soggiace al voler suo: te stesso tu perderesti, e indarno: ah! per te pure tremar mi fai. Ma in salvo, è ver, che posta da lunga serie di virtudi omai è la tua fama: il fosse al par la mia!... Ma, giovin, donna, infra corrotta corte cresciuta, oh cielo! esser tenuta io posso rea di sozzo delitto.
La infinita benevolenza vostra, e dei colleghi vostri vi persuadono a mettere le cose in siffatta luce che paiono avermi a fare forza: tuttavolta mi sia concesso dirvi con la debita reverenza, che non le stanno per lo appunto come l'esponete voi.
La cagna saltò sulle ginocchia della giovinetta e si fece in gomitolo, proponendosi di schiacciare un sonnellino. Roberto frenò un gesto d'impazienza e prese una mano di Lucilla nelle sue. Poi, guardandola, negli occhi bellissimi, le domandò: Mi vuoi sempre bene? Ma sì. Non lo sai? È così dolce sentirselo ripetere.... Il tempo, la lontananza non ti hanno mutata? E perchè dovrebbero avermi mutata?
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