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Arse di desiderio insazïato, Distrutte da la tisi, Singhiozzanti sul feretro velato Dei loro affetti uccisi,

Ne feci parte a Madlen, che súbito arse dal desiderio di veder combattere i galli. Io le spiegai ch’era questo un laido e barbaro spettacolo, valeva la pena di perdere una così bella giornata per veder due poveri animali spennarsi ed uccidersi a colpi di sperone.

Ivi il misero dormendo sul terreno ignudo, pativa disagio d'ogni nutrimento, e sovente alle arse sue labbra dopo lunga sete, si concedevano, a spegnerla, liquori putrefatti o amari.

8 Contra il fratel d'ira minor non arse, che per Ginevra gi

Dopochè i sacerdoti ebbero fatto offerta di tutte le cose sopradette, esse vennero arse sull’Ara. Mosè offrì a Dio in proprio nome il petto della vittima. I sacerdoti mangiarono nel tabernacolo il residuo delle carni che si erano cucinate, come pure i pani azzimi e le schiacciate, e alla dimane si arsero i rilievi.

Vasti miraggi di sabbie cocenti, Corse d’audaci cavalli nitrenti Sul patrio suol? Quando tu scoti la folta criniera, E punti a terra la zampa guerriera Mordendo il fren, Quando tu nitri con urlo selvaggio, Subita brama di novo viaggio M’avvampa in sen. Non sai?... M’attiran le plaghe serene; Non sai?... M’attiran le nitide arene Arse dal sol.

Certo il sembiante e de begli occhi ardenti I lampi e gli atti a rimirar celesti Creder mi fan, che da l'inique genti Il popol Rodïan difeso avresti; Or sei giunto ad udir gridi dolenti, E de' buon cavalier corpi funesti, Altari e chiese depredate ed arse, E lor sacre reliquie al vento sparse.

La principessa arse di sdegno alle parole di Cristina. Bisogna ella disse trovar modo di perdere quella ragazza... un tranello.... I suoi occhi schizzavano fuoco, le labbra le schiumavano, era livida, come Cristina l'avea gi

Ad un occaso quasi e ad un orto Buggea siede e la terra ond'io fui, che fe' del sangue suo gia` caldo il porto. Folco mi disse quella gente a cui fu noto il nome mio; e questo cielo di me s'imprenta, com'io fe' di lui; che' piu` non arse la figlia di Belo, noiando e a Sicheo e a Creusa, di me, infin che si convenne al pelo;

Il garzone, a quella vista, arse e gelò; ma non si tenne più. Appena i due furono entrati nell'andito del portone, egli sguisciò fuor della bottega, passò cautamente di fianco alla carrozza, e pigliate le scale, salì dietro le loro spalle, senza fare il più piccolo romore. Per bacco! sono un po' lunghe codeste scale: diceva il vecchio signore all'altro che lo precedeva.