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Aggiornato: 4 ottobre 2025
Su li ultimi giorni di giugno l’asino infermò. Non prendeva cibo nè bevanda da quasi una settimana. I viaggi s’interruppero. Una mattina che Anna discese alla tettoia, scorse la bestia tutta ripiegata su lo strame in un avvilimento miserevole. Una specie di tosse roca e tenace scoteva di tratto in tratto la gran carcassa malcoperta di cuoio; su li occhi s’erano formate due cavit
Le barche erano tanecche ortonesi e venivano dal promontorio di Roto con un carico di agrumi. Anna, come le ancore furono gettate, si avvicinò ai marinai; e li guardava con una curiosit
Anna empiva di profenda la greppia e d’acqua l’abbeveratoio. Quando il calore era grande, ella veniva sotto la tettoia a meriggiare. L’asino triturava i fili di paglia tra le mandibole laboriose, ed ella con un ramo fronzuto faceva opera di piet
Anna, la cieca, sente, indovina che Bianca-Maria le toglie il cuore del marito, eppure compatisce, perdona e pensa di eliminare l'ostacolo all'unione dei due cuori: sè stessa. Bianca-Maria è appena turbata dall'impuro amore che le è germogliato nel petto.
Abbiamo udito da quel ciarlone di speziale come nel suo paese, che era quello stesso della sua nipote Anna, vi esistesse una famiglia col nome di Salicotto, il capo vivente della quale era un povero ortolano; ma sor Agapito non si pensava mai più che il cavaliere fosse in alcun modo legato a quella povera gente, figliuolo com'ei si diceva d'un avvocato. Ma se Anna si fosse trovata una sola volta faccia a faccia con questo personaggio, benchè tanti anni fossero passati, benchè un sì gran cambiamento si fosse fatto in lui, non avrebbe tuttavia mancato certo di riconoscere nel cavaliere il figliuolo del vecchio Matteo, il vicino di casa, l'antico amicone della sua famiglia. Per fortuna del nostro filantropo democratico, che nascondeva con tanta cura la sua modesta origine, in que' due anni che gi
Dalle altre carte della defunta nessuna luce veniva: le più importanti erano un fascio di lettere di quella suor Anna Brighton a cui ella aveva scritto la mattina stessa della catastrofe.
Un giorno Zacchiele le mostrò una Storia sacra dell’Antico Testamento, illustrata di figure. Anna guardava con lentezza, ascoltando le spiegazioni.
Anna si mise a tremare solamente all'udire il colpo violento che lo zio aveva fatto battere all'uscio nel richiuderlo dietro di sè quando era entrato in casa. S'affrettò a porre in tavola, e corse alla stanza dello speziale, dove egli s'era rifugiato.
No, Saru avi 'u so', cca ci nn'è 'n'autru.... Allura, comu voli, zia.... ma non tantu prestu, ca iu, prima di l'ottu, l'ottu e menza, non mi vulissi susiri, dumani.... 'Na vota ca Saru non c'è.... nn'apprufittu ppi dormiri tanticchia di chiù.... No, all'ottu, all'ottu e menza vegnu iu.... tu, poi, ti susi quannu voi... quannu t'arrusbigghi da te stissa... Anna sola, poi Oraziu.
Allora Anna, afflitta, prese la testuggine, e andò a chieder soccorso a Donna Veronica Monteferrante. Come la povera donna gi
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