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Aggiornato: 22 giugno 2025
Colle buone e colle brusche Ezio, che in queste tragedie non era alle sue prime prove, potè finalmente schiodarlo dall'asse, impedì che il più infelice degli uomini tuffasse le scarpette nell'acqua buia della darsena, lo tirò sulla scala e a urti e a spintoni lo condusse per l'oscura galleria alla luce del giardino. Era un peccato che don Andreino non fosse in grado di ammirare la mite bellezza e l'incanto della luce lunare, che stendevasi come un lenzuolo bianco sul piazzaletto ghiaioso e gocciolava in vaghissime falde di neve nell'ombra dei viali senza riuscire a dissiparne l'oscurit
Rovinato nel credito, diffidato dai parenti, perseguitato dai malvagi creditori don Erminio Bersi a trent'anni, messo nel bivio o d'imbarcarsi per l'America o di sposare le ottocentomila lire d'una Pezzani di Codogno, un nome quasi glorioso nell'industria del formaggio, aveva preferito le ottocentomila lire; ma prima di dare un estremo addio al mondo e alle sue pompe aveva voluto radunare un'ultima volta al Ravellino gli amici dell'Asse di cuore e gli altri ch'eran soliti ritrovarsi con lui d'inverno nelle sale superiori del Caffè Storchi a Milano, cioè oltre a Ezio Bagliani e ad Andreino Lulli, Tito Netti, Filippino Doria, il marchese Schiavi e le più ragionevoli loro amiche, tra cui Vera Spino, Liana detta la Spagnuola e quella patetica Gismonda, mima simbolica, come dicevano gli adoratori, bellezza trasparente che morì tisica a San Remo, dopo aver rovinato un paio di principi russi.
Sei proprio in collera del tutto con Liana? chiese don Andreino, quando dopo infiniti patimenti ebbe finalmente infilato il remo in una forcella. Mi ha detto che tu le fai un gran male, Ne ho gusto. Non vuoi proprio più saperne di lei? Non si è gi
Andreino aveva letto bene nell'intenzione che spingeva il suo disgraziato amico a intraprendere un viaggio lungo e forse avventuroso, pel quale mancavagli il lume dagli occhi, che è il piacere più vivo di chi va in cerca di nuovi orizzonti.
C'è quì un cartello colla freccia che insegna la strada. Dov'è questo cartello? L'abbiamo di poco passato. Si ripigliava il cammino. Ezio a un punto si distaccò dalla sua guida: Voglio provare a camminare da me. La strada è molle come un tappeto. Direi che quasi comincio a veder qualche cosa. Di', non c'è lì in faccia una fontana con un cavallo che beve? Dove? chiese Andreino imbarazzato.
Ripreso il discorso col maggiordomo, si accordarono intorno ai modi di rimanere alla villa, finchè il malato fosse in grado di ritornare a casa; e fu stabilito che donna Vincenzina e Massimo avrebbero occupato il quartierino a terreno nell'angolo verso il boschetto delle magnolie, don Andreino avrebbe piantato un letto da campo nella sala del biliardo per esser pronto alle chiamate dell'infermo: per la cucina, l'albergo avrebbe provveduto nel miglior modo e col minore disturbo dei signori.
«P.S. È arrivato stasera don Andreino irreprochable nel suo tout-de-même color «barbagliata» e pare che il viaggio per l'America sia deciso. Condurrebbero un cameriere che fu gi
Sentendosi quasi obbligato a fare gli onori di casa, don Andreino precedette i nuovi arrivati per un atrio a vetri sino ad un salotto semichiuso pieno di mobili coperti, dove il maggiordomo dell'albergo si mise ai loro ordini. Intanto il giovine conte andava ad annunciare delicatamente al ferito la presenza dei parenti. L'ordine medico era la massima quiete e la più assoluta oscurit
O uno scherzo della polvere da fuoco... commentò il giovane con acre ironia. E se ti rimettessi in letto? C'è Andreino? È uscito, non può tardar molto. Bene, non ditegli nulla.
Andreino saltò per il primo a terra e porse la mano a donna Vincenzina. Cresti, Amedeo, Giosuè scesero loro incontro: ma nessuno seppe trovare la parola che valesse a rompere un silenzio così doloroso.
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