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Le cicale cantavano a tutto cantare nella lenta e calda quiete di quella giornata di agosto. Due amici giovani. Sonava la mezzanotte a S. Giovanni di Bellagio, quando Ezio Bagliani e il contino Andreino Lulli, detto anche Lolò, sfuggendo alla baraonda, scioglievano il canotto dagli anelli della darsena e si staccavano dal piccolo molo del Ravellino.

Sul terrazzo del Ravellino dondolavano al vento gli ultimi palloncini d'una illuminazione giapponese che don Erminio Bersi aveva allestita in onore degli amici e di certe sue amiche, mentre or or no venivano sui voli d'aria gli ultimi schiamazzi della baldoria.

Il Cresti, che ogni anno celebrava al Pioppino una specie di festa della polenta, mandò gli inviti anche alle signore del Castelletto coll'ordine di non mancare, Questa volta sarebbe venuto, oltre a don Malachia, anche quel poco di buono del signor Bersi, che era sulla strada della penitenza: forse si sarebbe firmato, al fumo della polenta, il contratto di vendita del Ravellino, Soltanto Ezio, in tutt'altre faccende affaccendato, sarebbe mancato quest'anno. Si sarebbe pranzato all'aperto, all'ombra degli agrifogli fioriti, colla vista dei monti da una parte, collo sfondo infinito del lago dall'altra, in mezzo ai fiori... Ma a dir tutto quello che di fresco, di dolce, di leccardo, di aristocratico, il padron di casa aveva preparato intorno alla volgare polenta di gran turco, sarebbe un far dell'arte simbolica. La polenta era un pretesto per sfoggiare ogni anno le ricche porcellane di casa Cresti e l'abilit

Ezio vi era, si può dire, cresciuto negli anni più belli della sua giovinezza e dopo la morte del babbo considerava Villa Serena come il rifugio delle sue idee migliori. Per rispetto a donna Vincenzina, sua seconda madre, l'eco dello gazzarre del Ravellino non vi doveva nemmeno arrivare e dagli amici suoi, tranne questo contino Lulli, che aveva una specie di salvacondotto nel titolo e nell'onorabilit

Il Ravellino era stato bruscamente chiuso, i lavori interrotti, gli operai mandati via, la roba lasciata l

Cresti si arrestò, sentendo che parlava in plurale; socchiuse un poco gli occhi e aspettò che altri finisse un discorso che non osava andar avanti da . Avremo la nostra barchetta... ma il Ravellino è in un disordine orribile. Bisogner

Le nozze si sarebbero fatte, nulla intervenendo in contrario, ai primi di ottobre, e la luna di miele gli sposi l'avrebbero passata al Ravellino, trasformato in villa Flora. Per quanto prevista, la notizia piacque a tutti e diede motivo a Bortolo di dire: Oh, oh! l'anguilla trovò il pescatore. I coniugi Hospenthal.

Ora si parlava ch'egli volesse acquistare dal Bersi anche il Ravellino, di cui Flora vedeva il giardino illuminato. Per poco ch'ella dicesse di poteva essere la signora di l

Non si parla d'altro sul lago: e si dice anche che quell'altro animale poco ragionevole, che risponde al nome di Bersi, gli abbia venduto il Ravellino: una bella trappola. Conta, conta.

Bersi mi stava alle costole e io ho detto: Cosa fatta capo ha. Ha fatto bene disse lentamente Flora, portando alla bocca una rosa, su cui tenne fisse le labbra. Per me ne ho fin troppo del mio vecchio Pioppino, ma capisco che non a tutti possa piacere un luogo così solitario, lontano dal lago, ficcato in una crepa di montagna. Al Ravellino avremo la nostra barchetta...